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sabato 7 maggio 2022

ARRINGA A FAVORE DI VLADIMIR PUTIN, LA VERA ASSENZA DI DEMOCRAZIA E' IN ITALIA

ARRINGA A FAVORE DI VLADIMIR PUTIN: LA VERA ASSENZA DI DEMOCRAZIA E' IN ITALIA LADDOVE IL GOVERNO DRAGHI, DI FATTO, DICHIARA GUERRA ALLA FEDERAZIONE RUSSA SENZA PASSARE PER IL PARLAMENTO, UNO STATO DI ATTENTATO O VIOLAZIONE PERMANENTE ALLA COSTITUZIONE ITALIANA CHE SI PERPETUA E SI CONSOLIDA DAI TEMPI DELLA DITTATURA SANITARIA. La Russia forse non è mai stata il paradiso dei diritti umani dai tempi del famoso romanzo di Conrad “Sotto gli occhi dell'occidente”, lo stesso testo di Christopher Andrew e Oleg Gordievskij “La storia segreta del Kgb” (in Italia in edizione bur) ritenuto da Sergio Romano “quanto di più completo e credibile sia stato pubblicato sui servizi segreti sovietici.” apre con una dedica alla speranza della diffusione dei diritti umani nell'allora Unione sovietica e spiega che la Russia, dai tempi di Ivan il terribile, si è contraddistinta rispetto agli altri Stati moderni per la presenza di una polizia politica-servizio segreto (Oprichnina, poi Ochrana, NKVD e poi KGB) con poteri illimitati, di vita e di morte sui consociati, a fronte della necessità di arginare i pericoli più rilevanti per lo Stato in un territorio così esteso e tali in alcuni casi, ad esempio ai tempi dell'NKVD, da fungere da comitato di sicurezza (GRU) con poteri anche giudiziari straordinari e di creazione e inquadramento di fattispecie penali nuove non previste dai Codici, paragonabile, per certi versi, al law making di common law, ma in un ambito del tutto particolare, come il diritto penale e l'ordine pubblico, in cui, invece, ad altre latitudini, i principii di tassatività e irretroattività appaiono caposaldi irrinunciabili. La mia impressione, da Avvocato penalista e cassazionista, oltre che giornalista, è che qualcosa stia cambiando a livello globale e che, pur rimanendo la Russia un modello di Stato tradizionalmente autoritario che punta molto sull'apparato militare (le operazioni speciali) e l'apparato di polizia per reggere le fila della solidità istituzionale interna ed all'esterno, dall'altra parte l'occidente, con gli ultimi tentativi di reset globale, introduzione del softpower-controllo e schedatura di tipo cinese-coreano (obbligo vaccinale, lockdown, green pass,ecc.), limitazione-violazione di diritti costituzionali fondamentali nelle carte costituzionali repubblicane e liberali sorte spesso, come la nostra, dalle macerie della seconda guerra mondiale,l'abolizione di fatto dei ruoli parlamentari a favore della concentrazione di tutti i poteri in mano all'esecutivo, discriminazioni tra vaccinati e non vaccinati e complessivamente col quadro storico definito di “dittatura sanitaria” e relative proroghe di misure emergenziali,ecc., non possa più definirsi come modello democratico alternativo. Da noi forse è anche peggio che in Russia, se il modello americano attualmente imperante è quello di finire schiavi di interessi delle multinazionali, a partire da quelle farmaceutiche, che hanno bisogno di sopprimere i diritti identitari dell'uomo per ridurli a identità digitale a fini di controllo globale inaugurando un nuovo totalitarismo da cui Stefano Rodotà (Il diritto di avere dei diritti, Laterza) aveva tentato di metterci in guardia. Oggi il vero nemico delle libertà umane e dell'identità umana affrancata da codici a barre o simili (applicazioni da scaricare sul telefonino persino per potersi recare al lavoro o accedere a determinati servizi) è proprio l'Unione Europea dei vaccini, dell'immigrazione coatta e delle fatture elettroniche e della pressione fiscale di Ursula Von der Leyen, caratterizzata da logiche burocratiche del controllo che poi si traducono in limitazioni dei proclamati diritti dell'iniziativa economica e del lavoro. Personalmente faccio qui ufficialmente abiura, dopo il capitolo vergognoso della dittatura sanitaria tra lockdown e obblighi vaccinali e green pass e la soppressione di ogni valore della Carta costituzionale dal governo Conte bis , passando poi per Draghi e la rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica (fenomeno della rielezione in contrasto con l'emendamento Terracini che contraddice la natura stessa della carica repubblicana e che si è ripetuta per ben due volte dopo la rielezione di Giorgio Napolitano), da convinto europeista che fui ai tempi non lontani dei Cancellierati di Angela Merkel, che sembrava volersi attenere ai dettati costituzionali come fondamento degli Stati occidentali, passando per il suo ultimo cancellierato in cui gli stessi tedeschi hanno dovuto sperimentare la soppressione di gran parte dei loro diritti sotto la cosiddetta dittatura sanitaria. Tutte le persone più avvedute hanno avuto la sensazione che “il gran reset”, così è stato anche definito e attualmente c'è anche qualche tentativo processuale internazionale per cercare di far luce su questi ultimi tre anni di tentativi di “golpe globale” ( iniziative dell'Avvocato tedesco di fama mondiale R. Fuellmich : https://www.byoblu.com/2020/10/23/durissima-denuncia-di-un-avvocato-tedesco-linfodemia-sul-covid-e-una-truffa-il-piu-grande-crimine-contro-lumanita-r-fuellmich/ ), preludesse a qualcosa di diverso dalla semplice lotta al Covid 19, ad un cambiamento di regime globale in cui la Cina paese creditore del debito pubblico americano stesse dando le carte, oltre a fungere da modello emergenziale (bisogna precisare che nelle repubbliche popolari di Cina e Corea corrisponde a normalità il tipo di regime qui inaugurato come emergenziale e che non poteva essere introdotto per la diversità dei modelli costituzionali occidentali,cioè per l'inviolabilità di certi diritti in assenza di certe garanzie, ad esempio la riserva di giurisdizione caso per caso e solo per situazioni come delitti gravi tassativamente previsti dalla legge, come ho cercato di spiegare in precedenza, ma, alla fine, da questa esperienza, compreso il fatto che la nostra Costituzione non prevede lo stato di emergenza per poter limitare i diritti fondamentali, ma, semmai, come ha giustamente indicato Sabino Cassese, lo stato di guerra mai proclamato, ne ho ricavato la massima che “In Italia la Carta costituzionale vale meno di un regolamento di condominio!”). In tale contesto storico-politico va inquadrata la vicenda della guerra in Ucraina e la posizione non autorizzata a monte dal parlamento italiano di schierare l'Italia contro la Russia, un paese tradizionalmente amico, senza una proclamazione ufficiale dello stato di guerra (anche ai tempi della guerra in Libia i caccia italiani partirono a bombardare un paese, all'epoca formalmente alleato, senza una preventiva dichiarazione di guerra, sempre per sudditanza agli interessi Nato) , ma con atti non definibili altrimenti che di aperta ostilità, nonchè la autorevole sintesi del filosofo russo Aleksandr Gelyevich Dugin che ha definito l'operazione speciale dell'Armata rossa di Putin come una contrapposizione culturale al nuovo ordine mondiale in nome delle dittature degli interessi delle multinazionali e quindi delle plutocrazie-oligarchie occidentali. In questa ottica la guerra di liberazione e tutela delle popolazioni russofone in Ucraina e la contrapposizione al regime di destra spalleggiato dalla U.E. e dalla Nato potrebbe addirittura essere paragonato, come primo atto di reintroduzione delle ragioni degli Stati nazionali contro il globalismo, ad una rivoluzione storica del calibro di quella dell'ottobre del 1917. In sintesi il ritorno di Hegel e dell'idea di nazione di Federico Chabod nella storia, dopo circa trentanni in cui in occidente, e a livello mondiale, in molti hanno cercato di farci credere che tutto sarebbe stato regolato in futuro dagli equilibri del mercato e non più dalle logiche e dalle ragioni diverse delle contrapposizioni culturali e socioeconomiche dei popoli, nella prospettiva globale dell'abolizione totale del ruolo della politica, a cui in italia siamo ormai abituati, a tutto vantaggio delle logiche della finanza, delle banche e, in sintesi, dell'economia. E' in realtà l'impostazione storicistica di matrice anglosassone, ma anche marxista, che ha voluto sempre dare una lettura della storia in chiave prevalentemente economica, trascurando spesso il ruolo della cultura, dei modelli istituzionali e del ruolo delle personalità cui ci aveva abituato il “Pensiero storico classico” (Sul punto Santo Mazzarino, edizioni Laterza). In questa ottica storica l'eccellenza della personalità e della preparazione politica e istituzionale di Vladimir Putin, alla faccia delle mediocrità europee e mondiali, rischia di fare la differenza. La genialità di Putin è rivelata dal tempismo politico dell'operazione in Ucraina. Egli agisce quando la Cancelliera Merkel e Donald Trump sono usciti di scena e dopo che Biden, il nuovo presidente Usa, ritira le truppe Nato dall'Afghanistan, questa ultima mossa deve essere interpretata come il segnale politico di invito: “Adesso o mai più!”, se gli Usa smobilitano dall'Afganistan in cui la stessa Russia in passato aveva combattuto il suo Vietnam, e quindi dichiarano implicitamente un loro cedimento nella politica espansionistica e di pretesa di assumere il ruolo di “gendarme internazionale” o comunque un venir meno degli interessi Nato in questo senso, lasciando campo libero ai talebani, dopo che paesi come l'Italia avevano affiancato certe operazioni spedendo uomini e mezzi per anni, allora la Russia, troppo bistrattata per anni dopo le parentesi di Gorbaciov e soprattutto di Eltsin, può riprendersi il suo ruolo nella storia nei suoi territori di influenza ad est, a partire dall'Ucraina definita da alcuni come il suo giardino di casa. Infine Putin ha adeguatamente valutato e studiato proprio il comportamento di certi paesi durante la fase della pandemia Covid 19, come le popolazioni, tranne quella rumena e canadese, abbiano subìto passivamente le restrizioni emergenziali, che hanno coinciso anche con un dichiarato lockdown dei servizi probabilmente aggravato in paesi come l'Italia da una bancarotta di fatto dello Stato e dei servizi bancari (lotta al contante per lasciare tutto in banca e non poterli ritirare se non col contagocce, anche e proprio in fase di emergenza in cui le famiglie chiuse in casa ne avevano più bisogno...). In pratica e in sintesi deve aver valutato che lo spettacolo di 500 milioni di persone in Europa, prevalentemente anziani, chiusi in casa sotto regime tra obbligo di vaccini e mascherine e limitazioni d'accesso al contante e ai servizi, senza cenni significativi di reazioni, non avrebbero certo avuto l'ardire di imbracciare le armi per andare a difendere un regime, come quello dell'attore Zelenskyi intento ad emulare Ronald Reagan, per “spirito di solidarietà europea”. Il massimo cui si è stati in grado di arrivare, su dictat americano, è stato l'invio di soldi e armi alimentando una guerra per procura nella popolazione civile che desta perplessità considerando che si vorrebbe mandare una popolazione di civili non addestrati allo sbaraglio contro una potenza militare tra le prime nel mondo con veterani e mercenari anche provenienti dalla Siria. Uno dei capitoli della storia contemporanea che, considerando le tendenze politiche del battaglione Azov e alcuni crimini compiuti ai danni delle popolazioni russofone da gruppi paramilitari ucraini,ecc., dal 2014 e anche prima, rievoca il ricordo dei ragazzini della Hitlerjugend mandati al macello nel 1945 in età adolescenziale come ultima risorsa del regime e inasprendo di fatto dall'esterno una guerra civile. Anche sul punto voglio fare chiarezza: nel 2014 e fino a qualche anno fa le notizie che arrivavano sulle vicende ucraine, eccettuati forse gli approfondimenti del giornalista Franco Frasassi (si veda il video che ho inserito qui) e la sua individuazione di un legame e programma comune tra C.I.A. americana, la città di Parma in Usa e gruppi neonazisti ucraini, erano confuse e imprecise e soprattutto nessuno aveva parlato di laboratori e basi Nato in Ucraina non essendo ancora oggi l'Ucraina un paese della Nato. L'operazione di Vladimir Putin, la sua stoccata all'occidente malato, ha consentito invece, come anche gli interventi della responsabile della politica estera russa Marija Zakharova, intervenuta recentemente anche ad una trasmissione di Rete 4 in Italia, di far affiorare vicende da Corte di giustizia internazionale su cui molta stampa e opinione politica europea e Italiana vorrebbero minimizzare o glissare solo per pura faziosità (un caso per tutti oggi torna ai clamori delle cronache solo perchè l'Armata rossa marcia su Odessa, parlo della strage di Odessa del 2/05/2014, di qui le voci che il Cremlino intenda andare alla ricerca dei responsabili). Il nostro auspicio e suggerimento a questo punto è che Vladimir Putin, al posto di farsi chiamare “macellaio” e accusare di crimini di guerra, insieme agli organi di giustizia del suo paese e dei paesi alleati della Russia, voglia allestire un nuovo processo di Norimberga che, oltre a fare giustizia una volta per tutte, possa, con pubbliche udienze, divulgare adeguatamente a livello internazionale, anche a mezzo stampa, tutti i crimini perpetrati e coperti fin qui e le relative responsabilità comprese eventualmente quelle politiche. Posso scrivere tutto questo da italiano perchè, come al solito, con molta ipocrisia, l'Italia non ha ancora dichiarato guerra alla Russia e probabilmente non avrà mai il coraggio di dichiararla apertamente, anche perchè la mia impressione sul punto è che, appena dovesse cadere il governo di Mario Draghi, tutte le iniziative frutto di decisioni unilaterali degli attuali governanti, non passate per il necessario dibattito parlamentare probabilmente anche a camere riunite, dovrebbero essere oggetto di un profondo ripensamento. Quantomeno l'Italia,paese non confinante, avrebbe dovuto assumere un atteggiamento più diplomatico,meno fazioso, più ponderato e questo è sotto gli occhi di tutti. E qui parte il mio j'accuse al governo Draghi, quello che alcuni vorrebbero far passare per il “governo dei migliori” e che invece ci sta precipitando irresponsabilmente verso una delle crisi energetiche e dei regressi storici al medioevo senza precedenti, oltre a recessione e stagflazione aggravate dal nostro debito pubblico cronico esponenziale e da una crisi economica strutturale peggiorata da quasi tre anni di regime pandemico, infine esponendoci pure a rischio di conflitto nucleare contro la prima potenza bellica nucleare mondiale! Si analizzi attentamente: la Carta costituzionale dichiara in modo inequivoco che l'Italia ripudia la guerra anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art.11 Cost.) e che, per la dichiarazione dello stato di guerra è necessario passare per la delibera delle Camere (ovviamente previo adeguato dibattito), essendo la nostra una Repubblica parlamentare e non presidenziale. Solo le Camere e non lo strumento della decretazione governativa d'urgenza o decretazione delegata consentono di “conferire al governo i poteri necessari”, dunque manca un presupposto necessario, perchè tutto è avvenuto per decreti, anche D.P.C.M., poi passati per pura ratifica alle Camere (nel caso dei D.P.C.M. o decreto interministeriale non è nemmeno necessario un passaggio di ratifica parlamentare e qui si noti la continuità coi metodi del governo Conte bis dai tempi della dittatura sanitaria: abuso di ufficio aggravato, usurpazione di pubblici poteri, attentato alla Costituzione passibile di pena dell'ergastolo!). Mandare forniture di armi più volte ad uno degli stati belligeranti e 1700 uomini ai confini sono atti dichiaratamente, e non solo implicitamente ostili, dulcis in fundo arriva la decisione, sempre unilaterale,il “colpo di teatro” del “bibitaro” Di Maio che decide di espellere ben trenta diplomatici russi dalle loro sedi in italia in quanto ostili e potenziali spie con tanto di giudizio sommario preventivo sul punto. Si noti qui che in Italia non si fa altro che parlare di “soluzione diplomatica” e di pace dall'inizio del conflitto, ma viene poi spontaneo domandarsi, con un filo di ragione, con chi e come si vorrebbe mediare e trattare la pace, se poi, di fatto, si chiudono anche i canali diplomatici? Infatti, al di là del potenziale ed ennesimo attentato alla Costituzione e agli interessi del nostro stesso paese, che si sbilancia in tal modo come cane da guardia degli interessi Usa e Nato in Europa, senza passare per la via maestra del preventivo adeguato dibattito parlamentare, resta il fatto che l'Ucraina non è nemmeno un paese ancora formalmente facente parte della Nato, per cui nemmeno i trattati Nato autorizzerebbero potenzialmente una politica di mutua assistenza bellica o simili, e per di più entrando di fatto in ostilità con il paese che ci rifornisce per il 40% del gas attraverso il gasdotto in assenza di una politica di programmazione energetica alternativa, quindi pianificando sacrifici e privazioni per il popolo italiano per schierarsi affianco di un paese perdente nella guerra che ha solo di fronte a sè anni e anni di politiche di ricostruzione e reindustrializzazione, ammesso che l'Ucraina possa mai rialzare la testa da una vicenda di questo genere. Nemmeno l'art.42, par.7, T.U.E. ,cioè il diritto U.E. e la clausola di mutua assistenza a volte invocata a sproposito dalla Francia, il paese che si è opposto alla realizzazione di un processo costituzionale europeo, può essere applicabile al caso di specie, perchè l'Ucraina non fa parte nemmeno della U.E. Il suo ruolo, come paese di confine, tra Federazione Russa e U.E. preferibilmente avrebbe dovuto essere quello della neutralità, come la Svizzera, per poter mantenere la sua autonomia, ma sembra che Zelenskji abbia tentato di accelerare l'entrata nella U.E. e solo dopo circa un mese di guerra abbia cominciato a fare retromarcia riguardo all'entrata nella Nato, forse comprendendo tardivamente che cosa l'occidente e l'Ucraina avevano scatenato avvicinandosi alla tana dell'orso russo. In sintesi la mia impressione è che oggi l'occidente e soprattutto Mattarella o Draghi non possano recarsi a parlare in sede internazionale facendo una sorta di “requisitoria contro Putin e la Russia” e soprattutto che l'occidente, nel suo complesso, ma particolarmente l'Italia, non possano affatto dichiarare di essere al fianco dell'Ucraina in nome dei valori della democrazia in contrapposizione ad un regime accusato di essere “autocratico” che, però, fa gli interessi della sua nazione e rimane nel solco della sua tradizione storica. Al di là dell'art.11 della nostra Costituzione, l'Italia ha una grande tradizione storica diplomatica,tanto che alla fine della guerra dei Trenta anni in Europa, furono chiamati i diplomatici e gli Avvocati della Serenissima Repubblica di Venezia per redigere il trattato finale perchè avevano fama di essere tra i più abili in questo campo, per cui l'impressione complessiva è che l'Italia stia mancando all'appello in Europa proprio nel suo ruolo storico di mediazione, che esige equidistanza, e che ci avrebbe consentito anche di coltivare e far crescere i nostri interessi e la nostra autorevolezza a livello internazionale, senza bisogno di assoggettarsi sempre supinamente e oltre il dovuto agli interessi atlantici, essendo peraltro gli Usa e il dollaro due realtà che stanno chiaramente perdendo di peso, anche come modelli istituzionali, in un contesto in cui la manodopera è prevalentemente cinese e le risorse energetiche e le materie prime appartengono a paesi come la Federazione russa. Infine è chiaro che se Putin riuscirà ad espugnare Odessa, anche qualora Kiev dovesse rimanere nelle mani di Zelenskyi, e soprattutto se lo stato di guerra dovesse continuare in territorio ucraino, il vincitore non può che essere Putin. Ieri sera in una trasmissione televisiva italiana ho persino sentito dire l'assurdità che, se la guerra si dovesse protrarre nel tempo ciò impoverirebbe l'arsenale russo, ma le forze impiegate dall'Armata rossa, come è noto, sono solo una parte del potenziale bellico, inoltre chi dichiara queste cose sembra ignorare che la guerra è in territorio ucraino e quindi che l'economia e il tessuto sociale che ne fanno le spese, a partire dai civili, sono ucraini, senza contare che, fino ad oggi, le sanzioni economiche applicate alla Russia da U.E. e Nato sembrano avere danneggiato più questi paesi che la stessa Russia. Il prossimo inverno al freddo e col razionamento energetico in Italia finirà per presentare il conto delle politiche dello studente di economia ad Harvard e bancario filoamericano Mario Draghi e dubito molto che gli Usa possano attualmente prestare assistenza adeguata sia all'Ucraina che all'Italia. Putin sta vincendo la sua guerra, che è la guerra del ruolo dello Stato-nazione e della storia contro il globalismo e il primato dei mercati, e, per quanto la Russia possa ancora apparire un modello istituzionale con tratti autoritari, forse rischia di essere più liberale e in grado di garantire al suo popolo un futuro vicino, anche se non identico alla tradizione occidentale, rispetto a certi modelli solo asseritamente democratici e repubblicani. All'esito dei fatti tornano alla mente le considerazioni di Ernst Henri nel libro di Cristopher Andrew e Oleg Gordievskji sul Kgb riferite al periodo della guerra patriottica russa nella seconda guerra mondiale: “l'Armata rossa vincerà perchè combatte per il popolo, per la patria e per il potere del popolo!” e che i servizi segreti russi sono i migliori al mondo. A fronte di queste considerazioni non posso che pensare al servizio giustizia e all'economia ancora paralizzate nell'Italia delle mascherine, dei privilegi del settore pubblico (le proposte di Speranza per le mascherine solo per i lavoratori del privato e come opzione nel pubblico), e alla terza stagione turistica annuale gravemente compromesse anche dall'assenza dei turisti russi oltre che da regole burocratiche assurde che finiscono solo per favorire l'economia di altri paesi a scapito della nostra. Chiudo queste mie considerazioni proponendo Vladimir Putin a premio Nobel per la salute, perchè con pochi giorni di questa operazione speciale, fin dal suo inizio, ha riportato tutti coi piedi per terra e ha finito per liberare, in qualche misura, anche noi, in parte, dal reset delle politiche emergenziali e della sperimentazione economico-sociale in nome di interessi tutt'altro che italiani....
https://youtu.be/BNYSfNFDaDY