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domenica 11 giugno 2017

E SE DIETRO L’HEGELISMO RISCOPRISSIMO IL MESSAGGIO DI MARCO TULLIO CICERONE? UND WENN SIE HINTER Hegelianism finden wir MARCO TULLIO CICERONE?

E SE DIETRO L’HEGELISMO RISCOPRISSIMO IL MESSAGGIO DI
MARCO TULLIO CICERONE?

Storicamente si commette spesso l’equivoco di pensare che la concezione della filosofia dello Stato propria dell’epoca fredericiana alle origini dell’affermazione dello Stato prussiano nell’Europa moderna sia il frutto dell’hegelismo e non viceversa. In realtà Federico Secondo Hohenzollern,detto il grande, precede Hegel ed anzi è più corretto e rispondente al vero pensare il contrario. Ma la matrice originaria della concezione dello Stato fridericiana che partorirà l’hegelismo è probabilmente ancora più antica e affonda le sue radici in un’opera di Marco Tullio Cicerone, il “De officiis” o trattato sui doveri. Superando la sintesi di Theodor Schieder (pag.375,Federico il Grande), se Goethe vide nell’elevato contenuto delle imprese di Federico un elemento vivificante della sua letteratura e della letteratura tedesca in generale,laddove le sue gesta fungono da tessuto connettivo dello stesso spirito nazionale tedesco, al pari dell’opera di Dante per la lingua italiana, Hegel è tributario al pensiero e all’opera di Federico dell’intero suo sistema filosofico e persino il vecchio Bach, in campo musicale, ricevette da una trovata del Re l’impulso per la musica della sua vecchiaia. Il principio di fondo secondo cui “Bisogna servire ciecamente l’interesse dello Stato”,del Re a servizio dello Stato e non viceversa, o l’idea che a un sovrano debba essere più cara la reputazione della stessa vita,poiché la reputazione del sovrano è funzionale per lo Stato stesso e le sue sorti, corrispondono alla convinzione che il dovere, l’imperativo categorico individuale principale debba consistere nel fare tutto il possibile per conservare lo Stato, per non lasciarlo andare in rovina (op.cit. pag.176), poiché è nell’epopea storica e nella sopravvivenza dello Stato che sopravvivono gli sforzi, l’impegno e il senso stesso della vita individuale, come arriverà poi ad affermare Hegel. Quando, peraltro, si analizza la concezione di quest’ultimo,secondo cui individui di importanza storica universale incarnano lo spirito del mondo e il passaggio della storia tra gli uomini,non si può fare a meno di pensare al passaggio a cavallo di Napoleone descritto dal filosofo e cui aveva assistito personalmente, ma anche a Federico il Grande per uno spirito tedesco. Nella visione secondo cui i pericoli per il potere monarchico provenissero più dall’ignoranza, dall’incapacità, dalla pigrizia o dalla stupidità del monarca che non dai movimenti repubblicani e dalle rivendicazioni delle classi sociali emergenti o che uno Stato efficiente potesse rappresentare la soluzione dei problemi, risente dell’influenza del pensiero stoico di Marc’Aurelio, ma anche del pragmatismo dell’Avvocato arpinate. Infine la stessa versatilità caratteriale di Federico, poeta, suonatore di flauto e compositore,statista,storico e filosofo sembrano riflettere a distanza di secoli la personalità stessa dell’arpinate, in grado di spaziare più di altri e di trovare soluzioni brillanti ai grandi problemi quotidiani,sembrano riflettere le doti dell’homo novus per eccellenza nella storia repubblicana di Roma e l’idea che senza un approccio culturale multiforme e ,a più livelli, sia praticamente impossibile l’esatta lettura e comprensione della realtà, con quella impostazione tipica dello stoicismo di fondo proprio di gran parte dei pensatori e uomini di Stato romani dalla Repubblica all’Impero. Federico stesso,nei suoi scritti, non nascondeva di essere debitore,sotto molti profili, al pensiero di Marco Tullio Cicerone e di aver approfondito la lettura del De officiis,più ancora che del pensiero e delle opere di Nicolò Macchiavelli, essendo egli l’autore in gioventù,peraltro, del noto “Antimacchiavelli”,dunque le radici stesse delle sue concezioni in materia di teoria dello Stato, che rappresentano forse il suo contributo più alto all’epoca sua , traggono indubbiamente le loro origini dal pensiero stoico romano e dal pragmatismo, oltre che dalle visioni istituzionali del grande Avvocato romano e,in estrema sintesi, di quella che Guido De Giorgio ha definito in suo celebre libro “la Tradizione romana”, differendo probabilmente da essa solo per quel carattere spiccatamente laico e illuminista che si riallaccia a quella che il grande Johann Gustav Droysen ha definito, riallacciandoci qui anche ad un nostro piccolo contributo su Federico Secondo Hohenstaufen, “l’originaria missione tedesca o ghibellina della Prussia” (http://gianfrancoferrari2013.blogspot.it/2013/07/cenni-storici-sulla-cavalleria.html ), ma financo in questo può notarsi una similitudine o una coincidenza con la scelta filosofica stoica di Cicerone che, per il suo tempo, finiva per rappresentare un abbraccio alla filosofia piuttosto che ad una visione religiosa tradizionale così come per Federico la fede illuminista, in entrambe i casi, rappresentò una scelta di progresso e modernità e, nel contempo, la presenza di una coscienza e di un’esperienza di vita in cui, per lo più, si finì per identificare le proprie condotte come necessitate soprattutto dalla ragion di Stato,ma anche da altri molteplici fattori, più che frutto di libera scelta esattamente come avviene per la morte stessa dell’Arpinate diretto risultato del suo impegno e delle sue condotte politiche in un’epoca assai travagliata della storia romana e di passaggio dalla Repubblica all’Impero. Dalla lettura della vita e delle opere di questi personaggi, ne deriva l’impressione che la coerenza con scelte vitali per la propria concezione dello Stato e con se stessi, lascino ben pochi margini di libertà di scelta  o di manovra e che,come direbbe Carmelo Bene, spesso siamo agiti piuttosto che agire, permanendo solo l’alternativa di estraniarsi completamente dalla propria dimensione pubblica e di ritirarsi a vita privata, a patto di non essere scomodi anche in questa collocazione,se la propria presenza non risolti troppo ingombrante per altri.
Roma, 11 Giugno 2017.


                                                                  Avvocato Gianfranco Ferrari







UND WENN SIE HINTER HEGELIANISM FINDEN WIR 
MARCO TULLIO CICERONE?


Historisch gesehen ist es oft den Fehler zu denken, dass der Begriff der Staatsphilosophie Fredericiana Ära ein zu den modernen Europa Preußischen Staats Affirmation Ursprünge der Frucht des Hegelianismus und nicht umgekehrt. Eigentlich sagte Friedrich II Hohenzollern, den General, vor Hegel und in der Tat ist es richtig und wahr, anders zu denken. Aber die ursprüngliche Matrix des Konzeption Bär Hegelianism Staat Fridericiana ist wahrscheinlich noch älter und hat seine Wurzeln in der Arbeit von Marcus Tullius Cicero, „De officis“ oder vertraglichen Verpflichtungen. Die Überwindung der Synthese von Theodor Schieder (pag.375, Friedrich der Große), als Goethe in den hohen Gehalt an Federico Unternehmen ein Lebenselement der Literatur und der deutschen Literatur im Allgemeinen gesehen, wo seine Großtaten wie die gleiche Bindegewebe dienen Deutsch nationaler Geist, wie Dantes Werk für die italienische Sprache, ist Hegel ein Zufluss das Denken und Arbeiten von Federico seines gesamten philosophischen Systems, und auch der alte Bach, in der Musik, erhielt vom König fand die ‚Puls der Musik seines Alters. Das zugrunde liegende Prinzip, dass „Sie müssen blind das Interesse des Staates dienen“, im Dienst des Staates Kings und nicht umgekehrt, oder die Idee, dass ein Herrscher des Lebens teuer Ruf selbst, da der Ruf des Souveräns mehr sein sollte es ist funktional für den Staat selbst und sein Schicksal, den Glauben entspricht, dass die Pflicht, der kategorische Imperativ Haupt einzelne sollte alles tun werden, um den Zustand zu erhalten, nicht zu lassen (pag.176) zu ruinieren gehen, da es nell'epopea historische und in dem überleben des Staates, dass sie die Bemühungen, das Engagement und den gleichen Sinn des individuellen Lebens überleben, wie später kommt Hegel zu bestätigen. Wenn wir jedoch das Konzept des letzteren analysieren, wonach Individuen welthistorische Bedeutung unter den Menschen den Geist der Welt und im Laufe der Geschichte verkörpern, können Sie nicht helfen, aber mit dem Pferd beschrieben der Passage von Napoleon denken Philosoph und er hatte persönlich erlebt, sondern auch der Große für einen deutschen Geist Friedrich. In Anbetracht, dass die Gefahr für die Monarchie kamen sie mehr aus Unwissenheit, Unfähigkeit, Faulheit oder Dummheit des Monarchen als von der republikanischen Bewegung und den Anforderungen der aufstrebenden sozialen Schichten oder dass ein effizienter Zustand die Lösung von Problemen darstellen könnte spiegelt den Einfluss der stoischen Gedanken an Marcus Aurelius, aber auch Pragmatismus Anwalt Arpino. Schließlich wird die gleiche Vielseitigkeit Charakter Friedrichs, Dichter, Flötenspieler und Komponist, Staatsmann, Historiker und Philosoph scheinen nach Jahrhunderten dell'arpinate derselben Persönlichkeit zu reflektieren, in der Lage mehr als andere reichen und brillante Lösungen für die großen Probleme des Alltags zu finden scheint die Qualitäten des homo novus für Exzellenz in der republikanischen Geschichte Roms und die Idee zu reflektieren, dass ohne einen kulturellen Ansatz und vielfältig, Multi-Level, praktisch unmöglich ist, die genauen Lesen und Verstehen der Wirklichkeit, mit typischen Stoizismus Einstellung Weg beginnt in den meisten der Denker und Männer der römischen Empire State Republik. Friedrich selbst, in seinen Schriften, machte kein Geheimnis ein Schuldner des Seins, in vielerlei Hinsicht dem Gedanken an Marco Tullio Cicerone und hatte eine gründliche Lektüre der De officiis, noch mehr als die Gedanken und Werke von Nicolò Macchiavelli, er ist der Autor in seiner Jugend, die bekannte „Antimacchiavelli“ jedoch, also die Wurzeln seine Ansichten über die Theorie des Staates, die vielleicht in seiner Zeit der höchste Beitrag sind, werden zweifellos ihre Herkunft aus den römischen Stoiker Gedanken ziehen und Pragmatismus sowie die institutionell des großen römischen Anwalts und, kurz gesagt Visionen von dem, was Guido De Giorgio beschrieben in seinem berühmten Buch „römische Tradition“, unterscheidet es wahrscheinlich nur für den Laien deutlich Charakter und Aufklärung, die verbunden ist, was der große Johann Gustav Droysen definiert, Linking hier in unserem kleinen Beitrag von Friedrich II Hohenstaufen auf, „die original deutsche Mission oder Ghibellina von Preußen „(http://gianfrancoferrari2013.blogspot.it/2013/07/cenni-storici-sulla-cavalleria.html), aber dies kann Financo bemerkte eine Ähnlichkeit oder Übereinstimmung mit stoischer philosophischer Wahl Cicero, dass für seine Zeit, sondern eine Umarmung Philosophie darstellte endete als zu einer traditionellen religiösen Vision sowie Friedrich die Aufklärung Glauben in beiden Fällen stellte die Anwesenheit eine Auswahl von Fortschritt und Modernität und zugleich, ein Bewusstsein und eine Erfahrung von Leben, in dem zum größten Teil kamen sie ihre Praktiken zu ermitteln, wie Sie vor allem aus Gründen des Staates brauchen, sondern auch von vielen anderen Faktoren, eher als das Ergebnis einer freien Wahl wie es für den Tod tut mich dell'Arpinate direkte Folge seines Engagement und seine in einem Alter, sehr unruhigen Geschichte des römischen Reiches und den Übergang von der Republik durchgeführten Maßnahmen. Das Leben und Werk dieser Zeichen aus der Lektüre, ist das Ergebnis der Eindruck, dass die Kohärenz mit lebenswichtige Entscheidungen für ihre Konzeption des Staates und mit sich selbst, lassen wenig Raum für die Freiheit der Wahl oder des Manövers und dass, wie würde Carmelo na ja, wir sind ziemlich oft ausagiert als wirkende Rest nur die Alternative völlig entfremdet von ihren öffentlichen Dimension und sich ins Privatleben zurückziehen , sofern Sie nicht in dieser Position unbequem sein kann, wenn seine Anwesenheit ungelöst zu umständlich für andere.

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