LA GRANDE STRATEGIA
EUROPEA DI ANGELA MERKEL SUL MEDITERRANEO
Le riflessioni che seguono
rappresentano il tentativo di ricavare una possibile chiave di lettura
dell’evoluzione futura degli scenari strategici ed economici europei e mondiali
sulla base della decifrazione di alcuni significativi passaggi della politica della
Cancelliera Merkel che ci hanno guidati
fino alla situazione attuale. Non si tratta di certezze, ma di un risultato
intuitivo che rappresenta uno sforzo di previsione sulla base della conoscenza
di alcuni dati oggettivi, pur avendo cura di precisare quanto sia tutt’altro
che semplice tentare di penetrare nelle recondite logiche ed intenzioni del
genio politico, come di quello militare, poiché si tratta di un’attività
assimilabile,a quella di chi avesse tentato di intuire o prevedere
in tutto o in parte, le mosse del genio napoleonico sui campi di battaglia di Jena o Austerlitz sul campo, prima ancora che le battaglie fossero finite o avessero preso la piega decisiva. Partiamo da un dato di partenza ancestrale comune a gran parte dei popoli di stirpe germanica (se si eccettuano i Vichinghi con i loro veloci Drakkar, i Normanni, da nord-mann, uomo
del nord, abili nel risalire i fiumi dal mare,che si resero infatti protagonisti di un celebre saccheggio di Roma nel 1084 d.c.,dopo quello di Alarico nel 410 d.c., e non
ultimi appunto i Vandali di Gelimero e Genserico), essi non hanno mostrato tendenzialmente particolari
attitudini alla guerra sul mare o al controllo totale-dominio del mare
Mediterraneo, che, invece, gli antichi Romani definivano “mare nostrum”, specie
a partire dall’esito , per la grandezza di Roma, della vittoria nello scontro
con Cartagine (che si conclude con la distruzione di Cartagine nel 146 a.c. da parte delle
truppe di Scipione), rimane storicamente attestato che gli antichi Romani preferissero affrontare la guerra sulla terraferma piuttosto che sul mare,corrispondenza storica sulle sorti e la
psicologia strategica dei Romani antichi che rivela come essa non fosse poi così distante da quella
degli antichi Germani e che getta una luce su scenari e problematiche che si ripropongono anche ai nostri giorni. E’ indubbio infatti che, per quanto la grandezza di Roma sia
inscindibilmente legata, a livello storico, alle sorti del conflitto con la più
grande potenza marittima della storia antica, quella fenicio-cartaginese, che
insegnò l’arte e gli strumenti della navigazione a tutti gli altri popoli dell’antichità
(Greci, Etruschi e Romani compresi, che all’alba del conflitto con tale potenza
ebbero la fortuna di poter clonare un esemplare di quinqueremi cartaginese
rimasto arenato sulle spiagge italiche, come riferisce il Mommsen al paragrafo
4, capitolo secondo,libro secondo della sua monumentale Storia di Roma), i
Romani prediligessero sicuramente lo scontro di fanteria sulla terraferma che
quello per mare, all’opposto storico della Serenissima Repubblica di Venezia,
che si dichiarava l’unica vera legittima erede di Roma dopo la sua caduta (leggasi
di Alvise Zorzi “La repubblica del Leone”, Rusconi editore),questo è talmente
vero che, tecnicamente, la vera causa delle vittorie per mare dei Romani sui Cartaginesi,
a partire da quella di Milazzo (260 a.c.), è da individuarsi, in un
ponte di legno mobile, con un gancio d’arpionamento finale, con cui il geniale
ammiraglio romano Caio Duilio riusciva a fermare ed arpionare la nave
cartaginese nemica che passava in manovra nelle vicinanze di quella romana, ed a
far transitare la fanteria romana dal ponte della propria nave direttamente all’interno
della nave nemica trasformando letteralmente una guerra marittima in una guerra
di fanteria del tutto assimilabile a quella di terraferma, costruendo così una
piattaforma artificiale sul mare in grado di consentire di sfruttare a pieno le
migliori attitudini militari dell’esercito romano. Partiamo dunque,da un dato obiettivo,rapportabile
anche ai nostri giorni:ogni grande vittoria appare sempre causalmente
ascrivibile, a livello storico, ad una grande intuizione tecnica e ad un
preciso piano strategico che abbia messo a fuoco fin dall’inizio punti di forza
e punti di debolezza (è quella che lo studioso di strategia Edward Luttwak
definisce come “manovra relazionale”
e gran parte dei discorsi e degli insegnamenti o delle strategie politiche
della Cancelliera Merkel insistono, infatti, quasi ossessivamente su questo
punto: "Noi Europei e Tedeschi
dobbiamo puntare prevalentemente,se non unicamente, sui nostri punti di forza,
se vogliamo emergere e prevalere nella sfida competitiva sempre più ardua che
ci impone oggi il mondo e l’economia globale”, e l’unico punto di forza
per cui,come euro e Unione Europea,siamo ancora in piedi dopo un terremoto
economico quale quello scatenato, a livello globale, a partire dalla “crisi dei
mutui” americana, che ha scatenato una crisi planetaria forse di dimensioni
anche maggiori di quella del 1929,e a fronte della concorrenza spietata di
economie emergenti come la Cina,è da individuarsi nella maggiore
solidità-affidabilità nelle logiche di concessione e amministrazione del
credito, a livello europeo, rispetto ad altri modelli,quindi nell’esigenza, tipica
del nostro sistema, di garanzie reali (soprattutto immobiliari) per accedere al
credito,nel maggior rigore imposto sui conti dalla stessa Cancelliera, a
partire dai conti pubblici e nell’imposizione,a livello costituzionale ed
europeo, della regola fondamentale del pareggio di bilancio come patto di
stabilità. Senza queste linee difensive di “manovra relazionale”, per contenere
l’urto,l’euro,come moneta unitaria, e l’Unione europea sarebbero fallite da
tempo,mentre,non solo abbiamo oggi ancora la moneta più forte a livello
continentale,non solo stiamo marciando dall’unione economico-commerciale a
quella politica, ma,addirittura, conserviamo ancora gli standards sociali e di
benessere e il livello di presenza del Welfare più alti rispetto a tutti gli
altri continenti e questo equivale a dire che, nonostante tutta la concorrenza
spietata e i disastri economici creati da altri,non solo siamo ancora in
piedi,ma stiamo addirittura avanzando-progredendo,ed ho sottolineato spesso
come l’unica guida strategica in grado di imporre,con mano ferma, la sua linea
di rigore,nel momento più difficile del confronto economico-commerciale e
finanziario globale, sia stata unicamente la Cancelliera Merkel. Per tornare alle premesse storico-etnoantropologiche,
si è detto come anche la gran parte dei popoli antichi di stirpe germanica,al
pari dei Romani, preferissero combattere con i piedi per terra piuttosto che
per mare. Sebbene differenze essenziali siano state sempre evidenziate a
livello psicologico,come anche nel modo di affrontare la guerra. I Romani
privilegiarono sempre il “giuoco di squadra”, il ruolo dei manipoli e delle
legioni e l’uso della daga più corta (la loro idea che bastasse la penetrazione
di una lama anche per pochi centimetri nel corpo avversario per provocare una
ferita letale si rinviene proprio nel noto Trattato sull’arte della guerra romana
di Vegezio), del pilum,il ruolo dell’addestramento, della disciplina e della
castrametazione (fortificare per circondare o difendersi,quasi il voler gettare
punti fermi difficilmente rimovibili sul territorio oggetto di conquista o
difesa),mentre i Germani concepivano la guerra,esattamente come le schiere
Galliche o Celtiche,quasi come un fatto di affermazione o di estrema
testimonianza individuale,la loro lunga spata e l’uso del fendente, quasi per
farsi largo tra i nemici alla conquista dello “spazio vitale” sul campo di battaglia,concependo
la stessa battaglia,molto spesso, come un duello individuale e facendo
affidamento prevalentemente,se non esclusivamente,sulle superiori doti fisiche
e di coraggio individuale,quasi a voler trasporre anche in questo,come anche
nel loro diritto delle successioni, che non ha mai conosciuto,diversamente dal
nostro, il divieto dei patti successori, l’idea suggestiva che l’uomo è
veramente unico padrone del suo destino fino all’ultimo istante (vedasi le loro
attuali posizioni su tematiche come l’eutanasia) e che, per quanto ci si voglia
raccontare, alla fine, si muore sempre da soli! In una tale visione “al giuoco
di squadra” e al quadrato degli scudi romani,da cui di lato o da basso spuntava
spesso una daga o un pilum per infliggere qualche “colpo basso”, si
contrapponevano gesta d’eroismo e imprese al limite del sovrumano,come emerge a
tratti dalla Historia Langobardorum di Paolo Diacono o dal “De originis
actibusque Getarum” di Giordane o dalle Historiae di Ammiano Marcellino,e
rimane un punto fermo proprio la descrizione essenziale di Paolo Diacono secondo cui il
carattere originario fondamentale dei Longobardi sarebbe stato quello di
attaccare o accettare battaglia in pochi contro molti,del tutto sprezzanti del
pericolo! Anche nella mistica guerriera troviamo però delle coincidenze o
ascendenze comuni a Romani e Germani derivanti dalla comune origine indoeuropea
(ho accennato talvolta alla teoria secondo cui i patrizi sarebbero stati forse
in origine un popolo diverso dai plebei,provenienti anch’essi dall’attuale
Polonia o dalla zona delle repubbliche baltiche,che si sarebbero stanziati a
Roma,sottomettendo i plebei,potenzialmente autoctoni),poiché ai riti di esaltazione,a
volte anche con droghe e tecniche autosuggestive, dei Berserker, che divenivano
quasi insensibili o si autoinfliggevano colpi o mutilazioni e ferite in
battaglia o andavano quasi a cercarseli nello scontro (celebri i Berseker
Longobardi, che pare arrivassero a staccare a morsi pezzi di carne al nemico e
berne il sangue,tanto che erano soliti usare i crani delle vittime,come
boccali),con scarso istinto di autoconservazione, corrispondeva nelle origini
il rito della “Sacratio” romana,con cui esponenti dell’esercito romano,specie a
fronte di difficoltà in battaglia, si dedicavano agli Dei inferi o della guerra
gettandosi nel punto più vivo della mischia del fronte e trascinando gli altri
con sé,quasi a cercare la “bella morte”(cito così il titolo di un libro di
tempi a noi più vicini di Carlo Mazzantini, ma per chi volesse approfondire
sulle comuni origini indoeuropee di certi rituali della mistica bellica
suggerisco: “Etica Aria” di Julius Evola), e spesso divenendo risolutive le
loro gesta suicide in battaglia! I raffronti della “rassegna storica” terminano
qui con il ruolo dei Vandali e del loro grande re Genserico (re di Vandali e
Alani dal 428 al 477 d.c.), l’unico re di stirpe germanica,prima del Sacro
romano Impero, che,al pari dei Romani,sfruttando la maggior attitudine marinara
del suo popolo,riuscì nell’invasione addirittura dell’Africa dalle coste
iberiche e in una politica di dominazione e controllo navale del mediterraneo e
dei suoi traffici,almeno in parte, e sebbene per un tempo più limitato, ma
emulando però, a livello storico, l’impresa che era riuscita a compiere dall’Europa
solo Roma,dopo aver prevalso su Cartagine. Mutatis mutandis,osservando quindi
alcuni passaggi strategici della politica attuale della Cancelliera Merkel,
analizziamo se sia possibile ipotizzare la presenza,anche in nuce,di un piano strategico
europeo sul mediterraneo,con ben pochi precedenti e che, per puro
spirito di parallelismo storico, potremmo anche definire suggestivamente come “operazione Genserico”, avendo
cura di precisare e sottolineare, fin da subito, che si tratterebbe,a mio
avviso, di una possibile strategia-piano a fini puramente difensivi
economico-doganali e non offensivi. Iniziamo col dire che nell’attuale
scenario assumono un potenziale rilievo strategico saliente almeno 4-5 punti
geografici del mediterraneo che corrispondono ad altrettanti punti-fasi
specifiche pregresse della politica fin qui portata avanti ed elaborata dalla
Cancelliera Merkel nell’interesse,non solo della Germania,ma dell’intera
Europa: questi punti geografici corrispondono precisamente a Spagna e
Turchia,anzitutto, poi viene in rilievo il ruolo della Croazia e l’accelerazione
del suo processo di entrata a pieno regime nell’eurozona,all’interno dell’area
balcanica, il possibile ruolo dell’Italia, forse ancora tutto da definire, per
motivi politici, e,non ultimo, il ruolo di Cipro,che ritengo già definito alla
luce della recente soluzione finanziaria del caso. Spieghiamo anche cosa questo
“piano” o assetto territoriale sarebbe funzionale e strategico a fronteggiare,
specie dopo un’eventuale rielezione a settembre della Cancelliera Merkel al
Cancellierato della Repubblica federale di Germania, che fino ad oggi, grazie
alla sua Guida strategico-carismatica, ha funzionato come Guida sostanziale
della “sala macchine” e del timone della “nave europea” (ho paragonato l’architettura
costituzionale della attuale costruzione europea ad una cattedrale gotica in
cui la Cancelliera Merkel sarebbe paragonabile all’architetto-costruttore che
solo ne conosce e custodisce oggi il punto di equilibrio occulto,al tocco del
quale,secondo l’insegnamento medievale tradizionale, l’intero edificio avrebbe
potuto crollare!). Sappiamo ormai tutti in Europa, e non solo perché l’ha
spiegato lo scrittore napoletano Roberto Saviano in Gomorra,ma anche altri come
Forgione,ecc. che la Cina in particolare,ma anche altre potenze commerciali in
concorrenza spietata con quella europea, e la cui concorrenza è all’origine
della fine di molti posti di lavoro in Europa e della chiusura di molte aziende,
come anche della impossibilità di competere con loro,specie in termini di
prezzi delle manifatture, per la differenza di prezzo incomparabile della
manodopera,effetto dell’enorme differenza numerica in termini
demografici,dicevamo come la Cina ed altri si avvalgano di legami storici tra
mafie, in particolare con la Camorra in Italia, per la creazione di reti di
importazione e distribuzione clandestine, cioè di contrabbando, dei loro
prodotti,che,secondo il libro di Saviano e anche alcune sentenze storiche
ormai, passerebbero direttamente dalle aree portuali o doganali
convenzionali,per corruzione e per assenza di adeguate forme di controllo e
repressione. La merce clandestina,
con cui si attua la concorrenza micidiale per le nostre economie europee (e
senza pagare dazi o tasse europee!),viaggia notoriamente in minima parte per
via aerea (per gli aeroporti,anche per la minore capacità di trasporto aereo
rispetto alle stive delle navi e per i più alti costi di viaggio,rischi per
livello e tipologia di intensità dei controlli aeroportuali,ecc.),e solo
materie considerate di più alto pregio o rendita come droga,organi umani e
pezzi di armi nucleari o di particolare importanza, mentre il grosso dei
traffici commerciali passa per via marittima e viaggia dentro le stive delle
navi! Questo è il dato tecnico da focalizzare e tenere ben presente per
la soluzione economica di ogni forma di crisi in Europa, al pari dell’intuizione
di Caio Duilio che era necessario “agganciare” le navi cartaginesi per
interdire la loro velocità di manovra e per trasformare,con un ponte a gancio, la
guerra marittima in una guerra in tutto simile a quella di terraferma,se si
voleva prevalere! Se si vuole ricreare lavoro per le manifatture europee ed
eliminare o contenere una “concorrenza illecita” extracomunitaria basata sul
dumping,e ancor più sull’elusione di dazi e controlli doganali U.E.,nonché doppiamente
scorretta perché in violazione ai flussi di merci concordati e prevedibili,spesso
anche con l’introduzione di merci del tutto vietate o non conformi alle nostre
normative, occorre assolutamente attuare una politica adeguata di “controllo marittimo doganale comune”
su scala U.E., con pene severe (arresti anche dei commercianti,non solo degli
importatori,sulla base del rilievo della quantità e valore delle merci) e
sequestri in casi di violazioni, e reintroducendo un po’ di sano “protezionismo”,
non in senso del tutto ottocentesco,ma modernizzando questo concetto con quello
di flussi di merci programmati al pari dei flussi migratori delle persone e con
obblighi di acquisto reciproci,nel senso che i cinesi, come ho detto anche in
altra sede, o chi per loro, devono non solo vendere,ma anche impegnarsi ad
acquistare prodotti europei e rispettando l’esclusiva dei nostri marchi senza
clonarli (la clonazione di marchi europei deve essere direttamente
risarcita,non solo dai singoli contraffattori o trafficanti,ma anche dalla
stessa repubblica cinese,che ne deve rispondere in solido per mancato
controllo, quando i fenomeni siano ripetuti,massivi e consistenti, in questi
casi ritengo che si potrebbe anche arrivare a sanzioni U.E. pari a dieci volte
il valore commerciale dei beni-marchi contraffatti). Diversamente, pensare di
poter continuare a competere,noi 500 milioni di Europei, contro non so quanti
miliardi di questa gente che lavora anche a cinquanta euro al mese, significa
pensare di dover continuamente ridurre il livello dei nostri stipendi e
standards di vita ai loro livelli, del tutto notoriamente disumani con buona
pace dell’O.N.U.,portandoci ai loro livelli per “diventare competitivi” in una
misura che significherebbe per noi l’azzeramento totale di ogni residuo
parametro di confronto sociale e civile della nostra civiltà. Quello che è in
atto non è solo l’impatto della più grande “bolla finanziaria di tutti i tempi”,tra
crisi dei mutui e derivati partita dagli U.S.A. e dal modello speculativo e di
capitalismo selvaggio del modello di civiltà anglosassone,ma è soprattutto una “crisi
commerciale” determinata dallo scontro tra due civiltà profondamente diverse e dalla
difficoltà progressiva a piazzare i nostri prodotti europei financo nel mercato
comune per una distanza del gap di competitività dei prezzi incolmabile, che
sta determinando come effetto anche la fine di alcune abilità professionali e artigianali
in Europa (pensiamo a figure come il calzolaio,la difficoltà a reperire vestiti
fuori taglia,specie nell’intimo, perché i cinesi esportano quasi esclusivamente
taglie standard,ecc.).Sintetizzerei l’idea quasi col concetto che noi e
loro,anche per motivi storici e standards sociali frutti di anni di
lotte,conquiste e progressi civili, ci troviamo su pianeti troppo diversi e che
continuare ad abbassare la media degli stipendi europei,come sta avvenendo in
alcuni paesi, come l’Italia, da anni e continuare a parcellizzare e
precarizzare il lavoro nel privato,non ci porta da nessuna parte,se non verso
prossimi sommovimenti o guerre civili! Dunque
non siamo noi che dobbiamo abbassare ulteriormente gli stipendi europei e
barbarizzare gli standards di lavoro a livello di capitalismo selvaggio,o di
vita,tagliando le pensioni,la sanità e le forme necessarie di assistenza
sociale,che contraddistinguono universalmente almeno da più di un secolo la nostra
civiltà europea come nostre conquiste storiche peculiari, ma sono loro che
devono letteralmente civilizzarsi e rispettare non solo i diritti umani sul
lavoro, pagare di più anche i loro dipendenti e riconoscer loro diritti di
contrattazione e di sciopero (che da noi è un diritto costituzionale ex
art.40,Sergio Marchionne permettendo!), riconoscere la validità e uniformarsi
una buona volta ai protocolli di Kyoto e piantarla di mangiare i cani (mi si
permetta una battuta,per introdurre una nota di ilarità)! Ritengo che tutto
questo Angela Merkel debba averlo intuito, io stesso Le ho scritto per
sensibilizzarLa sul punto, e credo che da mesi,se non da anni, stia lavorando
alacremente, e solo Lei può ed è in grado di farlo,ad una strategia di
contenimento e controllo doganale di questo genere,che non ha speranze di
successo,però, se non sia caratterizzata da una leale e coordinata collaborazione di tutti gli Stati membri U.E.
(quasi un grande piano di polizia doganale a tutela dei nostri prodotti e
dei posti di lavoro e degli stipendi dei nostri lavoratori europei!). In
questa ottica vanno letti gli investimenti tedeschi e aiuti europei alla Spagna
e la visita della Merkel in persona in Turchia, qualche mese fa, anche con la
contemplazione della possibilità di accelerare il processo turco di
integrazione all’Europa,poiché lo stretto dei Dardanelli e lo stretto di
Gibilterra rappresentano i due “angiporti” o “bocche d’entrata” dal cui
controllo (più agevole nel caso degli stretti) strategicamente dipende
in misura maggiore il controllo dei flussi delle merci che viaggiano per via
marittima nel mediterraneo. Gli attuali “incidenti di percorso” al processo di
integrazione avvenuti in Turchia non è detto che non possano essere letti,ma
occorrerebbero approfondimenti, come fenomeni assimilabili a “primavere arabe”
che si porrebbero forse in chiave di “interdizione” del controllo dei flussi di
merci dai Dardanelli,su cui l’esercito turco e la marina, di rilevanti
dimensioni,al pari dello sviluppo del P.I.L. in quel paese, avrebbero potuto
giocare un ruolo positivo di integrazione e collaborazione, pur rimanendo ferme
tutte le riserve sul regime di Erdogan. Di certo possiamo solo rilevare una
coincidenza storica che,a nostro avviso, non è solo un’impressione, e cioè che
alle “primavere arabe” ha tenuto dietro un costante rafforzamento della
presenza commerciale e di investimento cinese e anche di accaparramento delle
materie prime e risorse energetiche in tutta l’area nordafricana, Libia
compresa, a scapito della stessa Italia,il che è un dato di fatto eloquente che
parla da solo e staremo a vedere gli sviluppi della vicenda turca,prima di
emettere un giudizio definitivo. Altra area di interesse su cui si è operato,
al pari della Romania (che definisco,almeno per investimenti, ormai anch’esso un
paese-satellite della Germania),e che è bagnata da altro mare solo per breve
tratto, è Cipro,non solo con la soluzione dei prelievi (vedi anche la questione
dello sfruttamento del gas nelle vicinanze,e le manovre delle navi russe nelle
vicinanze,all’indomani della vicenda finanziaria, quasi come “rimostranza” o
monito),poi viene la Croazia,la cui recente
accelerazione nel processo di ingresso nell’eurozona deve considerarsi
attentamente anche come un possibile “piano alternativo” o “piano b”, che
consentirebbe di rimpiazzare il ruolo geografico dell’Italia,qualora il nostro
paese,per le disgraziate vicende interne, fosse destinato a uscire dall’euro e
dalla U.E. (vedasi proposte di referendum che irresponsabilmente tornano
a livello di proclami politici).Storicamente si analizzi anche il parallelismo con
l’insediamento di Alarico in Croazia,prima degli eventi che precedettero il
sacco di Roma nel 410 a.c. e come dai tempi antichi la strategicità di quel
territorio abbia giocato un ruolo-chiave nell’ascesa del ruolo del Re dei Goti.
Mutatis mutandis, direi quasi che, entrata la Croazia come tassello nel
mosaico, l’ottanta per cento di esso ed anche della realizzazione di un
valido “scudo doganale marittimo europeo” è da considerarsi come opera già
realizzata! L’Italia finisce per diventare una sorta di “optional”,diversamente
da chi continua a pensare che tutto orbiti ancora intorno a Roma.Per coloro che
continuano a sostenere che l’Italia,con situazioni come quelle del porto di
Napoli segnalate da Saviano (e vi aggiungerei anche gli effetti da evitarsi
assolutamente in questo senso di un eventuale allargamento o progetto di nuovo
porto ad Anzio, che personalmente considero come un’ipotesi da contrastare,con
tutti gli interventi possibili, a livello europeo e nazionale, per quella che è
la mia conoscenza dei fenomeni di questa zona, poiché forse assisteremmo anche
a scenari peggiori di quelli già visti a Napoli e a pochi chilometri dalla
capitale Roma,peraltro!) potrebbe continuare una politica dissennata di
importazione o distribuzione interna ed esportazione di prodotti del
contrabbando,trattandosi di un paese interamente bagnato dalle acque e “difficile
da controllare” (o “conquistare per intero”,scriveva Carlo Cassola in Ultima
Frontiera), e che addirittura potrebbe continuare ad essere,insieme ai
balcani,uno dei principali, se non il principale “cavallo di Troia”, per cui
potrebbe continuare a passare impunemente la merce clandestina o illegale dei
cinesi (maggiori finanziatori del debito pubblico americano e politica
filoamericana o della “sovranità limitata”italiana, addirittura, non
sottovalutiamo certe associazioni di idee….per farci un quadro esatto della
situazione,almeno quella attuale….),e al pari del ruolo della Spagna,che i
tedeschi stanno cercando di “fidelizzare”
e responsabilizzare in vari modi,a partire da investimenti privati con
rotta preferenziale rispetto alla stessa Italia, in cui si attende da tempo una
“chiarificazione del quadro politico-istituzionale”) e di altre economie
emergenti, mi permetto solo di ricordare che la geografia è una scienza esatta
e che alla U.E. basterebbe chiudere o
intensificare i controlli al passo del Brennero, notoriamente di competenza della
polizia austriaca, altro paese di lingua tedesca fortissimamente legato alla
Germania, per “chiudere i giochi”. Sulla Torino-Lione esprimo molti
dubbi ed esplicita avversione alla realizzazione della T.A.V. e in ogni caso si
ricordi che anche Hollande, fino ad oggi, si è dimostrato molto unito e anche
corretto nei confronti delle politiche della Merkel, specie negli ultimi tempi
(non a caso si parla da sempre nella U.E. di “Asse portante franco-tedesco”).In
pratica l’ultimo tassello del mosaico relativo al “piano Genserico” sarebbe
proprio l’Italia, paese bloccato anche a livello istituzionale e legato per
ventanni dalle politiche “filo atlantiche”(queste dal dopoguerra) e “filo-Putin” di Silvio Berlusconi e i suoi.
La recente condanna definitiva di Silvio Berlusconi in Cassazione con le sue inevitabili
conseguenze politiche mi lascia ben sperare in una scelta definitiva in senso
europeo, e quindi anche un domani nell’intensificazione e corretta e leale
collaborazione a livello di controlli, repressione del contrabbando e polizia
doganale,all’interno del contesto europeo (uno dei motivi che, per la vastità
delle nostre coste,e del territorio da controllare,ma anche per la strategicità della nostra posizione,
ci consentirebbe in un futuro prossimo di essere legittimati a chiedere più di
altri e di ottenere altrettanto agevolmente, con l’eventuale permesso di Mamma
Merkel, aiuti o contribuzioni più consistenti dalla U.E. all’interno del “piano
Genserico”, a patto di intensificare davvero controlli e lotte alle mafie, di
saper elaborare validi progetti anche noi e di portare a casa risultati
significativi in termini di cifre: arresti, sequestri, confische,ecc…). Dunque
caserma doganale e zona di vasto controllo delle acque del mediterraneo e delle
relative imbarcazioni in transito e dei loro carichi (in tale contesto non
escludo certo,ma auspico una collaborazione stabile e intensa con la “flotta Vandala”
ancorata al largo dell’Adriatico,nella vicinanza delle coste croate,vicino all’altro
“paese-satellite”-naturale sbocco a mare), prima ancora che “caserma fiscale”,
come potrebbe davvero diventare, per il susseguente aggravio del clima di
oppressione ai danni dei contribuenti italiani, più che degli affari illeciti
extracomunitari e delle mafie,qualora si finissero per acuire i contrasti con
le politiche tedesche e con la saggia guida della Merkel, che viene sempre in
vacanza in Italia, e che ha dimostrato,a fatti e non a parole, forti legami e
una costante politica di attenzioni,disponibilità e fratellanza nei confronti
del nostro paese. Questo è il risultato delle mie riflessioni estive che
traggono origine da anni e in particolare dagli ultimi mesi di attenta osservazione,on
line, dei viaggi,degli incontri e delle attività della Cancelliera Merkel (compreso
il suo ultimo intervento sulla questione della competizione tra pannelli solari
cinesi ed europei, che fa ben capire quello che seguirà a settembre), che hanno
preceduto questi due ultimi mesi che l’hanno vista impegnata intensamente nella
Sua campagna elettorale per la rielezione, cruciale per la salvezza dell’intera
Europa e dei suoi standards di civiltà,e che mi inducono a ritenere che le basi
di un progetto ben strutturato siano state validamente gettate per l’avvenire. Da
residente in Italia, mi auspico solo una chiarificazione delle idee e del
quadro politico anche qui a casa nostra, il che, però, mi appare estremamente
difficile in tempo reale,conoscendo la politica italiana,per adesso mi limito a
fornire questo mio piccolo potenziale contributo,a distanza, alla Sua campagna
elettorale, per rassicurare gli amici tedeschi ed europei sulla validità del
Suo operato e ringrazio la televisione e la stampa tedesca per la presenza costante
di Udo Gumpel come corrispondente e di ben cinque reti televisive tedesche
nella tre giorni alla Corte di Cassazione per il processo Mediaset che,alla
fine, ha confermato,in sostanza, la condanna nei confronti di Silvio
Berlusconi, contribuendo in modo determinante alla liberazione
politico-istituzionale e al processo di integrazione europea di questo paese. Ritengo
che dalla sera della condanna di Berlusconi la Cancelliera abbia anche un avversario politico
in meno,sebbene ormai da tempo insignificante sulla scena europea, in Italia e il mio
auspicio è che quindi Lei possa volare sempre più veloce e in alto nei consensi,senza
contrasto alcuno in patria come altrove, verso la via della rielezione.Così faccio appello,soprattutto,ai Tedeschi, schierati oggi,come ieri, sulla prima linea del fronte europeo e nelle cui mani, per le sorti delle elezioni di settembre, è riposto il destino e la Guida dell'intera Europa,invitandoli a considerare quanto vitale sia il ruolo di un piano e di una valida Guida strategica in una situazione di "guerra" o alta competizione globale tra civiltà ed economie diverse,ed al proposito richiamo la loro attenzione su uno slogan elettorale, da me ideato in lingua tedesca per sintentizzare e fotografare in una sola frase la crucialità di questa campagna elettorale e la delicatezza della situazione per un insieme di pericoli da cui non siamo ancora del tutto al sicuro,nonostante molto sia stato fatto:"Keine Europa ohne die Kanzlerin!", che tradotto in italiano significa: "Nessuna Europa senza la Cancelliera!".E quindi invito, da ultimo, tutti i tedeschi e cittadini d'Europa a stringersi a difesa della loro Grande Stratega,la cui strada elettorale,come quella di tutti noi,grazie a Lei, appare spianata in discesa verso la vittoria, formando con i nostri corpi e voti a difesa come una falange o un unico quadrato di scudi esattamente come avrebbero fatto i soldati Romani ai tempi delle Legioni e la Guardia pretoriana o Varangia!
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