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domenica 8 gennaio 2017

ANCHE L’ITALIA PAGHERA’ UN PREZZO NEGLI ATTENTATI SECONDO IL CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI, MA DOVE SONO LE PROPOSTE E LE POSSIBILI SOLUZIONI? PER “UNA STRETTA” SULL’ESTREMISMO ISLAMICO.


E’ appena di ieri la notizia secondo cui il Prefetto e Capo della Polizia Franco Gabrielli asserisce che anche l’Italia è destinata a pagare un prezzo negli attentati, la frase è riferita alla crescente ondata di terrorismo islamico che, nel 2016, ha colpito l’Europa, risparmiando fino adesso l’Italia. Le teorie sul fatto che l’Italia fino ad oggi sia stata risparmiata da attentati eclatanti e di rilievo sono, in realtà, due: c’è chi dice che le nostre forze dell’ordine sarebbero più preparate a fronteggiare il fenomeno, anche sulla base dell’esperienza del terrorismo interno che ha colpito il paese negli anni di piombo (molti degli attuali vertici degli uffici di polizia si sono formati e hanno fatto carriera proprio in quel periodo in cui le istituzioni si trovavano alle prese contemporaneamente con gruppi anarchici, di estrema destra e di estrema sinistra) e c’è,invece, chi sospetta che, essendo il terrorismo islamico fortemente infiltrato in molte città italiane e avendo trovato nel nostro paese un bacino di tolleranza con reti della criminalità organizzata di sostegno diretto o indiretto, gli estremisti islamici non avrebbero interesse a mettere a rischio la pacifica convivenza delle loro cellule e basi sul territorio europeo che funge loro da testa di ponte e da luogo di preparazione di una buona parte degli attentati e delle operazioni che si svolgerebbero sul territorio europeo nel suo complesso (vedasi la recente vicenda dell’ucccisione di Anis Amri a causa della sua reazione agli agenti di polizia che lo avevano fermato a Sesto San Giovanni, oppure l’opinione politica del capo della Lega Nord Matteo Salvini: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12259906/salvini-perche-da-noi-in-italia-nessun-attentato.html ). C’è poi chi parla di basso profilo del governo italiano nelle missioni all’estero e nella politica internazionale, ma di tutte queste teorie, la seconda pare più razionalmente condivisibile alla luce dei recenti sviluppi investigativi sul caso dell’attentatore di Berlino, senza bisogno di cedere alle suggestioni leghiste,secondo cui la colpa sarebbe imputabile alla gestione della sicurezza da parte dei governi di sinistra che avrebbero tollerato ogni genere di traffici illeciti sul nostro territorio senza adeguate strategie e misure di contrasto e prevenzione. In realtà il recente allarme del Capo della polizia cosa dovrebbe indurci a pensare allo stato dei fatti? Che un attentato potrebbe adesso verificarsi quale ritorsione e risposta dell’Isis o delle frange islamiche estremiste a seguito di quanto occorso al loro esponente Anis Amri? Oppure dovremmo essere autorizzati a sospettare che, a fronte delle polemiche sulle cause dell’assenza di attentati di rilievo fino ad oggi in Italia,la presenza di un attentato di rilievo starebbe quasi diventando un’esigenza nazionale? Magari per presentarsi in Europa o in Germania e poter dire: vedete è successo anche a casa nostra, non siamo alleati o favoreggiatori del terrorismo islamico? O ancora per placare le polemiche provocatorie stile Salvini and company? Difficile dare una risposta, anche se sappiamo tutti che all’epoca della “strategia della tensione” molti degli eventi che si verificarono furono in effetti pianificati a tavolino e spesso realizzati o coperti proprio dagli ambienti degli allora cosiddetti “servizi deviati” e dell’estremismo di destra con le varie connivenze e contiguità. E allora cosa c’è di veramente preoccupante, oggi, nel 2017, nella frase del Capo della polizia Gabrielli? A nostro avviso il fatto che costui si limiti ad avvisare senza proporre una strategia di contrasto, senza indicare subito contestualmente le possibili soluzioni in termini di prevenzione, trattandosi di un avviso a dir poco inquietante,non essendo nemmeno accompagnato da precise indicazioni sulle fonti, presumiamo confidenziali, da cui trarrebbe origine la notizia. Premesso che preferiamo la franchezza del Dr.Franco Gabrielli a gestioni meno trasparenti e che comunque l’indicazione può essere interpretata anche come un invito alla popolazione tutta a collaborare in termini di prevenzione e a segnalare, se si viene in possesso di notizie che possano legittimamente allertare circa la preparazione di attentati o i movimenti di personaggi sospetti,possiamo forse ipotizzare cosa sarebbe legittimo fare per cercare di prevenire: 1) maggiori controlli anche con infiltrati di polizia e confidenti sui cosiddetti centri a rischio che possono essere frequentati da cellule del terrorismo islamico e che possono diventare luoghi di ritrovo e aggregazione anche di estremisti in cui possono maturare certi progetti e idee, dalle moschee, ai centri di lingua e cultura islamica,ecc., 2) maggiori controlli,anche fiscali, sugli esercizi commerciali potenziali centri di ritrovo e cultura islamica, 3) sensibile incremento dell’utilizzo di istituti come il fermo di polizia e il fermo precautelare o a fini di identificazione e di altri istituti di prevenzione comprese le perquisizioni per blocchi di edifici utilizzabili anche in materia di antiterrorismo,perché spesso un fermo o l’allerta determinata da fenomeni come le perquisizioni massive, concentrate su eventuali palazzi abitati in maggioranza da islamici o centri di ritrovo e cultura, laddove ve ne siano gli estremi anche sulla base di fonti confidenziali, possono rivelarsi provvidenziali nel prevenire ed evitare eventuali attentati o nel recidere le fonti di finanziamento, comprese droga e prostituzione o nell’evitare che il traffico di armi finisca per fornire gli strumenti per commettere certi reati. 4) Incremento dell’utilizzo delle espulsioni, dei fogli di via e degli istituti antimmigrazione clandestina, perché spesso anche un’espulsione o l’avvio della procedura può costituire un deterrente anche per altri fenomeni e indurre alcuni immigrati che intendono rimanere nel paese e lavorare onestamente a collaborare con le forze dell’ordine e a fornire dritte investigative. Potremmo continuare a lungo, ma questa carrellata di suggerimenti deve intendersi come semplicemente esplicativa di quante cose si potrebbero fare in chiave preventiva a tutela della popolazione e di come, in realtà, la nostra legislazione preveda tutta una serie di istituti meno garantistici e molto più incisivi di quanto comunemente si possa pensare e detto semplicemente in sintesi questa riflessione è volta soltanto ad indicare che annunci come quelli effettuati dal Capo della polizia non possono poi non essere seguiti da una “stretta” e da iniziative concrete in termini di controllo e repressione, perché, diversamente, rischiano di diventare vani proclami e di far perdere fiducia nella funzionalità istituzionale. A puro titolo di memoria storica vorrei ricordare il clima in cui è maturata la sconfitta del terrorismo in questo paese. In quegli anni anche solo aver parenti “impegnati ideologicamente” o appartenere a determinate frange politiche finiva per costituire elemento di sospetto.A fronte del clima creato dagli attentati del 2016 in tutta Europa personalmente ritengo che l’Islam in occidente di per sé sia destinato a diventare elemento di sospetto, specialmente se certi fenomeni terroristici siano destinati a continuare e che quindi, se vi siano elementi concreti che inducano a sospettare su attentati imminenti in Italia, le comunità islamiche debbano cominciare a collaborare in concreto e, in alcuni casi, anche a sperimentare quale sarebbe il clima e le conseguenze all’indomani di un eventuale fatto di sangue di rilevante entità all’interno del paese ospitante, ricordando che agli edifici di culto di altre religioni o agli immigrati cristiani, per il principio internazionalistico di reciprocità, non vengono riservati altrettanta ospitalità e tolleranza nella gran parte dei paesi islamici.








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