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venerdì 20 gennaio 2017

L’inaccettabile caso dei terremotati denunciati per abusivismo edilizio per aver installato o realizzato case di legno come alloggiamenti provvisori con qualche riflessione sulle possibili cause dello sciame sismico.

La vicenda dello sciame sismico che affligge da vari mesi l’Italia centrale rischia di generare situazioni paradossali. La notizia è di oggi 20 gennaio 2017, secondo cui alcuni terremotati avrebbero realizzato nelle vicinanze degli immobili di loro proprietà rasi al suolo dal sisma,ma riteniamo comunque a distanza di sicurezza dagli stessi, dei prefabbricati o alloggi in legno, quindi anche con una soluzione potenzialmente antisismica. La Regione Marche, come riporta Italiaoggi (vedi anche: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/installano-casette-legno-cortile-terremotati-denunciati-1353727.html ), sarebbe intervenuta con un messaggio di per sé eloquente: “Si invitano i Comuni interessati dagli eventi sismici ad attenersi alla normativa statale in merito alle soluzioni alloggiative”. A questo punto,come spesso accade nella singolare storia politico-istituzionale di questo paese, può essere sufficiente un generico e laconico messaggio dell’ente tutorio regionale o di autorità politiche, per scatenare le più zelanti iniziative, magari anche in barba al principio dello stato di necessità sancito dall’art.54 del Codice penale, che sancisce una precisa causa di giustificazione nella tradizione dell’antico brocardo romanistico: “Necessitas non habet legem”, anche ai fini dell’assenza degli elementi soggettivi del dolo o della colpa nelle varie fattispecie incriminatrici., magari anche a scapito di popolazioni già vessate dalla mala sorte o dal terremoto e quindi dallo stato di calamità. In sintesi ci sono due aspetti che qui interessano tecnicamente: 1) se la soluzione di fortuna coi prefabbricati in legno o con le costruzioni in legno sul posto non è a rischio ai fini dell’incolumità dei proprietari stessi delle aree (ad esempio costruzioni in legno realizzate a ridosso delle immediate vicinanze di manufatti o case in edilizia convenzionale pericolanti perché colpite dal sisma), ovvero 2) se non si è realizzata con la soluzione in legno l’invasione o sconfinamento in aree altrui, ma questo tecnicamente non è un abuso edilizio, non si capisce perché, in una situazione del genere, con tanto di neve e freddo e quindi di necessità di mettere le famiglie al riparo al caldo, per quanto possibile, non debbano essere le stesse autorità locali, dai sindaci ai prefetti, Regioni comprese, ad adottare ordinanze o altri provvedimenti contingibili e urgenti per fronteggiare la situazione di calamità eccezionale o quantomeno a rispettare i principi sacrosanti dell’art.54 C.P. L’impressione che si ricaverebbe da eventuali iniziative penali per denunce di abusivismo su manufatti in legno posti a distanza di sicurezza da costruzioni pericolanti, in una situazione del genere, sarebbe non solo quella dello zelo dissennato che si accanisce contro la disgrazia già grave del sisma,ma, a voler pensar male, l’idea che siccome c’è il business della ricostruzione sullo sfondo, le soluzioni “fai da te”, potrebbero non apparire gradite a chi ha interesse a far lavorare ditte terze o a speculare sui lavori della ricostruzione, il che sarebbe intollerabile oltre che squallido. Secondo l’articolo del “Giornale.it” per il realizzo o impianto dei manufatti i soggetti interessati dalla singolare vicenda avrebbero dovuto munirsi preventivamente di una certificazione di impatto ambientale o probabilmente di un nulla-osta, dal momento che le aree territoriali interessate rientrano nell’area del parco naturale dei Monti Sibillini, ragion per cui sarebbero zone vincolate ai fini urbanistico-edilizi.Sta di fatto, però, che quando arrivano la neve e il gelo e sono difficili anche gli spostamenti in zone montane, appare ben poco sensato pretendere di passare per adempimenti burocratici e certificazioni, con le tempistiche note della pubblica amministrazione italiana, talchè verrebbe da obiettare che, forse, se non si fosse agito con la dovuta sollecitudine, si sarebbe rischiato di rimanere assiderati in attesa del nulla-osta.  Semmai, quello su cui si dovrebbe discutere e studiare, in un momento come questo, sarebbe proprio il problema delle cause di quello che appare come un fenomeno sismico continuato nel tempo e forse senza precedenti. Un interessante articolo di Luigi Grassìa, pubblicato sulla Stampa già nel 2015 (http://www.lastampa.it/2015/04/15/economia/shell-e-exxon-pagano-per-i-terremoti-da-gas-aVgeR9wkiLyqwpbXEWuQfM/pagina.html ) analizza, con un preciso riferimento a precedenti istituzionali,l’ipotesi del riconoscimento del danno ambientale, che se fosse riscontrata scientificamente nel caso in esame da Amatrice a Montereale corrisponderebbe ad un autentico disastro ambientale aggravato e con tanto di morti e feriti, ascrivibile al fenomeno delle estrazioni di gas metano e petrolio e delle megafrane o sismi di assestamento che possono verificarsi come conseguenza dei vuoti in profondità generati dai fenomeni estrattivi, ipotesi di cui si sentì parlare qualche anno fa anche per i fenomeni del terremoto in Emilia-Romagna. In Olanda, Stato-membro della U.E., le compagnie Shell ed Exxon sarebbero state chiamate dal governo a rifondere un risarcimento record di 1,2 miliardi ad alcuni proprietari di immobili danneggiati da sismi, non paragonabili nemmeno lontanamente a quelli che hanno colpito e continuano a devastare l’Italia, ma che, a seguito di riscontri peritali presumiamo, sarebbero stati ricollegabili ai fenomeni estrattivi. Di qui si sviluppano alcune riflessioni doverose: 1) Non sarebbe il caso, vista l’ubicazione massiva nell’Adriatico delle piattaforme di trivellazione e l’ubicazione dei fenomeni sismici in quella parte corrispondente della dorsale appenninica, di sospendere almeno per un periodo le trivellazioni, per appurare se, con tale pausa, sia verificabile anche un’attenuazione dei fenomeni sismici in quelle zone? 2) Forse sarebbe convenuto a tanti italiani che sono rimasti a casa di recarsi alle urne per le consultazioni referendarie sulle trivellazioni,magari, non dico per sospendere l’attività estrattiva all’epoca, ma almeno per mandare un chiaro messaggio al governo Renzi? 3) Se questa ipotesi, che comincia a girare nel web e nella stampa e che potrebbe avere un ruolo di rilievo in zone sismiche anche solo a livello concausale, dovesse trovare qualche riscontro, e a parere di chi scrive la logica ci porta comunque a dover sospettare qualcosa in tal senso e a dover disporre approfondimenti di indagine, dal momento che, oltre alla dislocazione-concentrazione delle piattaforme di trivellazione sull’Adriatico (vedasi immagine riportata sotto), c’è anche la coincidenza cronologica dell’intensificazione dello sciame sismico e della magnitudo dei terremoti a seguito dell’intensificazione dell’attività estrattiva deliberata e incentivata,a nostro parere in modo poco condivisibile, dal governo Renzi,anziché privilegiare fenomeni di estrazione graduale ripartita nel tempo e uno sfruttamento meno intensivo delle risorse come auspicava il quesito referendario, in definitiva potremmo ritrovarci, tra qualche tempo, a interrogarci su quali siano le le precise responsabilità di Matteo Renzi in tutta questa questione. E’ evidente, infatti, che un parallelismo causale con il caso di Groningen in Olanda analizzato da Luigi Grassìa nel suo articolo, appare tutt’altro che da escludere nel caso di specie, anche se è altrettanto chiaro che sarebbe la magistratura italiana a dover far luce, magari coordinando le varie indagini sui fascicoli già aperti da Rieti ad altre Procure, disponendo approfondimenti peritali e scientifici sulle cause dei sismi e del loro perdurare per un periodo così lungo di tempo. 4) La riflessione più interessante deriva poi dal fatto che l’Italia che, in questo periodo e durante il governo Renzi, si è spesso recata a battere cassa in Europa chiedendo aiuti economici ed elasticità per la ricostruzione post terremoto e per i danni subìti dalle popolazioni terremotate, potrebbe non avere che da responsabilizzare certe politiche qualora si dovessero dimostrare dissennate, sotto il profilo geologico, alla luce di eventuali approfondimenti investigativi, e le compagnìe petrolifere che stanno creando il vuoto con le estrazioni (fenomeno della subsidenza delle masse), alterando gli equilibri ambientali, mentre l’Europa potrebbe rispondere al rampantismo imprenditoriale renzista: “Chi è causa del suo mal, pianga se stesso!”. Per passare dalla cronaca alla satira,si tratterebbe di un’ipotesi scomoda, se riscontrata, ma pur sempre preferibile alla ricandidatura di Matteo Renzi a premier o anche solo a segretario del Pd… Sta di fatto che,al fatalismo e alla rassegnazione, appaiono sempre preferibili approfondimenti e prevenzione, compresa quella che si può realizzare con le costruzioni in legno antisismiche rispetto a quelle in conglomerato cementizio.









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