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venerdì 6 gennaio 2017

LA SUCCESSIONE ALLA CASALEGGIO ASSOCIATI E LE POLEMICHE STRUMENTALI SULLA LAUREA ALBANESE DEL TROTA: QUOD NON FECERUNT PADANI, FECERUNT GRILLINI!

Ab antiquo si diceva: “Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini!”, era un motto che lo storico di Roma di origine tedesca Gregorovius riporta in relazione allo spoglio di materiali marmorei e di pregio perpetuato a varie riprese sui monumenti più importanti della Roma antica, compreso il Colosseo, e che spesso furono riutilizzati per l’edificazione di chiese e case patrizie da varie casate nobiliari romane tra cui parvero eccellere appunto i Barberini. Così i danni al patrimonio monumentale romano che non furono risparmiati dai vari sacchi di Roma, da Alarico ai Normanni fino ai Lanzichenecchi, finirono per essere completati dalla nonchalance con cui certi materiali venivano utilizzati anche a fini privati dalle varie casate nobiliari romane dedite ad utilizzare il patrimonio pubblico come insieme di risorse ad uso privato. I tempi cambiano, ma l’assenza di una linea di discrimine tra pubblico e privato in Italia rappresenta forse l’unica linea di continuità, così,oltre al conflitto di interessi berlusconiano, assistiamo anche alla singolare problematica delle “guerre di successione” o delle gestioni familistiche o nepotistiche anche dei partiti politici ovvero al fenomeno dei cosiddetti “partiti-azienda” o partiti a gestione aziendale di cui Forza Italia con il famoso rito della distribuzione delle valigette coi simboli e i gadgets rappresentò forse uno dei primi esempi storici. Giusto per fare un promemoria storico non so quanti di noi ricorderanno la polemica di qualche anno fa, quando la Lega Nord era sulla cresta dell’onda e in cima ai consensi elettorali, sulla laurea albanese del Trota e sulla possibile successione del figlio di Bossi alla Leadership del partito padano? Quei tempi sembrano ormai lontani e Renzo Bossi sembra ormai destinato ad una tranquilla carriera di imprenditore agricolo, ma pare difficile dimenticare le polemiche interne al partito, le accuse al cerchio magico di gestione familistica del simbolo e anche tanto di indagine penale a Tirana sulla laurea del Trota (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/02/laurea-in-albania-renzo-bossi-indagato-a-tirana-non-ha-mai-seguito-una-lezione/797959/ ). I tempi cambiano, i partiti o movimenti cambiano, ma il problema delle gestioni familistiche e aziendali continua a segnare la storia in salita della politica italiana. L’anno scorso muore Gian Roberto Casaleggio, fondatore e “guru” del movimento a cinque stelle, lasciando un vuoto in termini di guida e controllo del movimento, a fronte del quale in molti riconoscono temibili segnali di sbandamento di quella che, a tutti gli effetti, veniva identificata come una gestione verticistica. In questo caso non mancano roventi polemiche sul ruolo di controllo che l’azienda Casaleggio e associati svolgerebbe sul simbolo e le strutture, a partire dal blog, del movimento e sul passaggio del testimone che si sarebbe pacificamente svolto dalla morte di Gian Roberto padre al giovane erede Davide Casaleggio (http://www.polisblog.it/post/373565/chi-comanda-ora-nel-movimento-5-stelle-il-ruolo-di-davide-casaleggio) , in un contesto in cui il ruolo del Di Maio e di altri parlamentari pentastellati finirebbe per poter apparire di facciata o convenzionale rispetto al ruolo aziendale. In molti, all’interno del movimento,se li interrogate sulla questione, finiranno per rispondere che Davide Casaleggio è una figura più preparata e matura del Trota e che ha studiato di più, ma non mi sembra questo il fulcro del problema,anche perché, per quanto potessero premere il Trota,la sua famiglia o il cosiddetto cerchio magico,all’epoca, al massimo Renzo Bossi riuscì a scucire un posto come parlamentare regionale,finendo di lì a poco travolto da scandali e polemiche e soprattutto anche da una fronda interna che non gli consentì mai,neanche lontanamente, di avvicinarsi ad una leadership sostanziale del partito. E allora? Sta a vedere che i leghisti sono in grado di sorprenderci e che,almeno all’epoca, avevano una convinzione e una fede così radicata nei valori statutari interni e nel metodo democratico che non avrebbero mai consentito una successione di leadership politica o di controllo del simbolo e delle strutture o comunque di ruolo sostanziale quale quella che,pacificamente, potrebbe essersi verificata all’interno del “non-partito” e del “non-statuto”, i quali, proprio per la loro definizione che si connota negativamente non avrebbero avuto gli anticorpi in grado di immunizzarli da certi fenomeni di gestione e controllo esterno aziendalistico,peraltro non conformi alla nostra definizione costituzionale autonoma e trasparente del concetto di partiti. I punti interrogativi sono molti, ma diventano ancor più inquietanti alla luce delle polemiche e dell’autentica guerra ideologica proclamata dal movimento pentastellato contro il principio costituzionale dell’assenza di vincolo di mandato e quindi dell’assenza di controlli o indipendenza costituzionale della funzione parlamentare (art.67 Cost.), dal momento che,nel nostro sistema costituzionale parlamentare, ogni membro del parlamento rappresenta direttamente la Nazione e il corpo elettorale che lo ha investito direttamente del mandato,senza riconoscere ruoli di mediazione o controllo a strutture aziendali o ai partiti medesimi. In una tale ottica assume anche un ruolo strategico il cosiddetto contratto di candidatura con tanto di penale per 150.000 euro per chi dissente (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/08/elezioni-roma-2016-decalogo-ai-candidati-m5s-multa-di-150mila-euro-a-chi-dissente/2442298/) sulla cui legittimità, a breve, pare sia chiamato a pronunciarsi anche l’Anac che potrebbe girare il parere addirittura alla Procura della Repubblica di Roma (http://www.ilfoglio.it/politica/2016/12/20/news/m5s-grillo-raggi-truffa-legale-sciogliere-il-movimento-5-stelle-111812/) ovvero sul ricorso proposto dall’Avv. Venerando Monello contro tale contratto (http://www.lastampa.it/2017/01/05/italia/politica/grilloraggi-guerra-di-carte-sul-contratto-da-mila-euro-03KhAJ5pot6dAH3xrO5JpO/pagina.html ) . Il sottoscritto, tra i primi, ha evidenziato come,al di là della Costituzione e delle cariche politiche parlamentari, tale clausola penale, se azionata in concreto, potrebbe essere in aperto contrasto con l’art.294 del Codice penale che testualmente definisce il concetto di attentati ai diritti politici del cittadino e recita: “Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l'esercizio di un diritto politico (1), ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.”. Il concetto poi di controllo più o meno occulto sulla politica e su organi costituzionali, Parlamento compreso, pare rappresentare la ratio che sottende ad una serie di interventi normativi nel nostro ordinamento a partire dalla Legge n°17 del 1982 varata all’indomani dello scandalo della Loggia P2 proprio per combattere e fronteggiare determinati fenomeni di controllo esterno non meno eversivi rispetto all’idea di golpe autoritari o comunque di esautorazione del ruolo dei membri e degli organi costituzionali legittimi. Ragion per cui continuiamo a ribellarci ad ogni concetto di “successione” o controllo esterno laddove in democrazia rappresentativa l’unica investitura proviene direttamente dal voto,che per l’art.48 della Costituzione non può essere limitato o condizionato, non essendo peraltro prevista la figura del tutore o del controllore in corso di esercizio del mandato ed essendo, a nostro parere, illegale ogni altro modulo, compreso quello del controllo eventuale del simbolo o delle strutture che non passi costituzionalmente attraverso le libere forme associative dei partiti e non delle aziende ai sensi degli artt.48 e 49 della Costituzione, differenziandosi l’azienda dal partito anche per gli scopi di lucro a favore delle tasche di qualcuno per l’azienda e sociali o puramente politici nel secondo caso,anche al fine di evitare la successione aziendale nella gestione con tanto di ruolo politico,come nelle monarchie assolute,magari solo con qualche anno in più rispetto al Trota negli anni della ventilata successione leghista o per la presenza di una laurea all’attivo più regolare di quella albanese. 














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