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venerdì 5 luglio 2013

LA SOLUZIONE DELLA CRISI ECONOMICA IN ITALIA COME IN GRECIA NON PASSA SOLO PER L'ABOLIZIONE DELLE PROVINCE,MA OCCORRE ANCHE L'ACCORPAMENTO DEI COMUNI POLVERE E DI QUELLI PEGGIO AMMINISTRATI. Die Lösung der Wirtschaftskrise in Italien wie in Griechenland NICHT NUR DIREKT ZUR AUFHEBUNG der Provinzen, sondern auch COMMON Vereinigung von Staub und SCHLECHTER ALS PERSONEN.

LA SOLUZIONE DELLA CRISI ECONOMICA IN ITALIA COME IN GRECIA NON PASSA SOLO PER L'ABOLIZIONE DELLE PROVINCE,MA OCCORRE ANCHE L'ACCORPAMENTO DEI COMUNI POLVERE E DI QUELLI PEGGIO AMMINISTRATI.

Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale il governo Letta si è improvvisamente trovato a fare i conti con la necessità di dover correttamente operare la soppressione delle province per legge costituzionale anzichè per legge ordinaria o peggio per decreto-legge. Era più o meno inevitabile e scontato è il caso di dire, se si considera che le province sono espressamente previste dall'attuale testo costituzionale che,all'art.114,come prima norma del titolo quinto, recita: "La Repubblica è costituita dai Comuni,dalle Province,dalle Città metropolitane,dalle Regioni e dallo Stato.", semmai verrebbe spontaneo domandarsi in che misura i "tecnici" del precedente governo non se ne debbano esser resi conto al momento in cui legiferavano? Ciò detto appare chiaro,dallo stato dei conti pubblici e dall'entità delle responsabilità della cosiddetta finanza allargata (enti locali), generata a suo tempo proprio dalla riforma del titolo quinto (abolizione anche dei Co.re.co,come forma di larvato controllo politico-amministrativo e presunzione di pervasività ed efficienza delle procure regionali della Corte dei Conti che,evidentemente,allo stato degli atti,dimostrano di non aver potuto efficacemente fronteggiare il "mare magnum" degli sprechi,della corruzione e della mala gestio a livello locale),che anche quando si riuscisse ad approntare la soppressione delle province approvando una riforma costituzionale in tempi brevi, essa non sarebbe comunque sufficiente a fronteggiare la "falla" enorme che si è aperta negli anni. A parere dello scrivente,infatti, accanto a casi di investimenti criticati da parte dello Stato centrale, come la nota questione degli F35,ecc., non sfugge ad un'attenta ed esperta analisi che il vero problema attuale dell'Italia, a livello contabile e amministrativo e quindi in termini pratici di indebitamento vizioso, cioè riducibile obiettivamente, in quanto non legato a fattori strutturali inevitabili come l'invecchiamento della popolazione, per la situazione degli enti previdenziali-assistenziali o il fatto che la gente statisticamente è soggetta ad ammalarsi o ad infortunarsi, quanto ai debiti regionali legati alla sanità, sia piuttosto da individuarsi nella linea di tendenza della finanza locale ad uscire "fuori controllo" (vedi anche le questioni dei derivati nei Comuni), a seguito proprio della riforma del titolo quinto della Costituzione e delle malintese e mal attuate idee di federalismo propugnate a livello politico, in questi anni, soprattutto dal partito Lega Nord, ma avallate, in qualche misura, sia da destra che da sinistra (la riforma del titolo quinto fu attuata proprio con l'avallo di quest'ultima che preferì l'idea dello "Stato comunale", in linea di principio, piuttosto che quella di "Stato regionale", per la preoccupazione sottostante di veder risorgere sentimenti nazionali e separatisti,a livello regionale, ridestando, in qualche misura il ruolo o le identità degli Stati preunitari o simili,anche sotto questo profilo occorre sempre partire dal presupposto costituzionale dell'attuale lettera dell'art.118 che dispone: "Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che,per assicurarne l'esercizio unitario,siano conferite a Province,Città metropolitane,Regioni e Stato",questi ultimi però sulla base dei criteri di "sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza"). Era chiaro che il federalismo necessitasse anche di interventi di controllo e che il concetto di "costi standard" non trovò nemmeno esso una precisa definizione giuridica (si sarebbe potuto fare un riferimento chiaro e inequivoco alla media statistica dei costi,ad esempio, ma anche sotto questo profilo, si rimase quantomeno nell'alveo del vago o delle pie intenzioni).Così il paese fu avviato sulla via del tracollo economico e dello spread a quote siderali,specie durante l'ultimo governo di Berlusconi e Tremonti, si tratta di storia nota.Fu un governo, in pratica, costretto a dare le dimissioni,avendo raggiunto il paese l'anticamera del default: il cosiddetto rischio-paese (insolvibilità dello Stato come rischio,basti pensare alla vicenda delle negoziazioni dei titoli di Stato italiani sulla piazza di Londra all'epoca e alla lettera di raccomandazioni ricevuta dalla U.E.).Ma ancora oggi si stenta ad individuare,con una analisi attenta e obiettiva, le cause profonde del male: l'eziopatogenesi. Le pensioni d'oro o facili, i falsi invalidi, i costi della politica, compreso innanzitutto il finanziamento pubblico a partiti e anche a giornali sono tutte cose da abolire e fronteggiare velocemente, d'accordo,al pari della riforma costituzionale della riduzione del numero dei parlamentari, ma l'impressione personale, a giudicare dai dati continui dei dissesti comunali e dalle cifre che vengono raggiunte in termini di indebitamento delle casse comunali è che i comuni, più ancora delle province e delle regioni, giochino un ruolo complessivo di non trascurabile importanza (a puro titolo informativo si legga un interessante articolo sul solo disavanzo del Comune di Roma,dopo l'ultima gestione,questione di cui abbiamo molto sentito parlare nell'ultima campagna elettorale e su cui auspichiamo che il neoinsediato sindaco,Dr.Ignazio Marino,vorrà fare chiarezza magari anche con un'apposita commissione: http://www.romatoday.it/politica/elezioni/comunali-roma-2013/agenzia-fitch-debito-comune-roma-2013.html , ma si analizzino anche le questioni del dissesto dichiarato a macchia d'olio nel vicino Comune di Velletri, sulle vicende relative ai conti del Comune di Aprilia durante la gestione del Commissario Federico Cono,circa tre anni fa o ancora sulla recente relazione dei Commissari straordinari del Comune di Pomezia, potremo poi citare la vicenda di Parma, a nord, ma non vogliamo dilungarci oltre). Qualora infatti non fosse individuata in radice la causa profonda o della diffusione capillare del male, appare chiaro che ogni altra riforma, compreso lo stesso taglio delle province o del numero dei parlamentari e dei relativi stipendi, potrebbe finire per rivelarsi del tutto vana o insufficiente. Quali soluzioni pratiche dunque per una situazione del genere? In primis rimettere mano al titolo quinto della Costituzione non può significare, in un momento del genere, che dover affrontare anche la questione correlata del recupero del ruolo dello Stato centrale,se non altro in termini di controllo (all'epoca del federalismo, ormai del tutto superata, viste le ormai ridotte percentuali di voto che riscuote la Lega, essendo un partito in via di estinzione anche al Nord,avevo suggerito di puntare sul ruolo delle Regioni,ed in particolare dei Parlamenti regionali,ancor più delle giunte,in termini di controllo, ma evidentemente chi parlò tanto di padania e di italia federale, pur essendo forse un buon arringatore di folle, non seppe mai mutarsi in statista nè proporre un progetto adeguatamente strutturato). L'insegnamento di Alexis De Tocqueville, cioè del più autorevole studioso del federalismo,nella sua "Democrazia in America", è quello che in situazioni di guerra occorra approntare un accentramento di competenze e talvolta anche di potere, per evitare che la frammentazione delle decisioni o dei processi decisionali e di attuazione finiscano per tramutarsi in perdite di efficienza e tempi e quindi in sconfitte. E la situazione di emergenza economico-finanziaria attuale in Italia, mi dispiace doverlo puntualizzare, ma è del tutto assimilabile ad una "emergenza bellica", non solo per lo scontro generazionale e per le palesi ingiustizie in atto,ma anche per altri dati come quelli del calo dei consumi,financo a livello alimentare, della chiusura di aziende e partite I.V.A., fallimenti, delle percentuali di disoccupazione, soprattutto giovanile,ecc. Quindi non è affatto da escludere l'idea, già da me avanzata a suo tempo, di ripristinare forme di controllo ministeriale o di altri organi dipendenti da quelli centrali,a vario livello, e non ultima l'istituzione di figure assimilabili ad una sorta di "Commissaire de la Republique" ai tempi della Rivoluzione giacobina in Francia,con compiti ispettivi sui conti e sulle amministrazioni degli enti locali,non esclusi consorzi e municipalizzate,ecc.,oltre a Comuni e Province, soprattutto con carattere itinerante, poichè è impensabile a mio avviso continuare a praticare i controlli come "interpelli o formulari" a distanza,specie sulle amministrazioni e soprattutto senza interpellare o acquisire pareri (soprattutto sugli standards di servizi) principalmente presso le popolazioni amministrate-dirette interessate, come attualmente avviene spesso con i verbali e questionari delle amministrazioni finanziarie, "i controlli incrociati" a distanza,senza sopralluoghi e verifiche,in alcuni casi,nella prassi, l'adozione di puri meccanismi presuntivi astratti, e come in parte accade anche nei controlli contabili pubblicistici,in cui le relazioni e le carte non parlano, nè spesso verificano lo stato pietoso delle strade prive di manutenzione, l'assenza di assistenze anche domiciliari ai disabili,le voci del bilancio portate in attivo,talora, come insegna la stessa Corte dei Conti,frutto di beni o valori patrimoniali sovrastimati o di entrate puramente preventivate e mai riscosse! Accanto al controllo centralizzato, per limitarci a due delle soluzioni pratiche consigliabili caldamente, dovrebbe seguire,come recentemente avvenuto e ribadito per molte sezioni distaccate di tribunali(vedi: http://www.tuodiritto.it/component/content/article/53-news/2369-revisione-della-geografia-giudiziariaecco-la-scure-della-consulta-.html ), il taglio o l'accorpamento degli enti locali e particolarmente di quelli comunali o la creazione di consorzi di comuni ai fini dei servizi,ecc. In Grecia,ad esempio, è notorio che,dopo le recenti vicende della crisi del debito pubblico, si sia ricorsi a tagli e accorpamenti significativi anche in questi settori. In particolare chi scrive ritiene che l'accorpamento dovrebbe avvenire non tanto e non solo sulla base delle dimensioni degli enti locali (i cosiddetti "Comuni polvere" di cui lo stesso T.U.E.L.,Dlgs.267/2000, agli artt.15-16, prevede l'accorpamento,sul punto vedasi anche http://diritto.regione.veneto.it/?p=1277),ma ancor più delle criticità di gestione. E' chiaro che "gravi situazioni locali", pesanti dissesti o la sottoscrizione di derivati per cifre rilevanti o l'incapacità di garantire la solvibilità delle soglie base dei servizi pubblici essenziali,ecc. dovrebbero essere considerati tutti indici utili o rilevanti ai fini di veloci procedure di accorpamento che, in questo caso, per fortuna, non debbono passare per leggi costituzionali(basta una semplice legge regionale ex art.133 della Costituzione,secondo comma: "La Regione,sentite le popolazioni interessate,può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni.",il referendum ha natura consultiva). La figura della città metropolitana costituzionalmente prevista può giocare un ruolo strategico nell'assorbimento di questi comuni mal gestiti, in crisi o con dei problemi,soprattutto di tipo strutturale e amministrativo,come semplici municipi, nell'ambito del proprio interland. E' quello che si potrebbe, per certi versi, prospettare, su vasta scala, per molti comuni dell'interland romano, a partire da Ardea e Pomezia,ad esempio (vedasi articoli di stampa in calce), che potrebbero rientrare come unico municipio del comune di Roma, e che potrebbero così anche essere riaccorpati alla competenza del Tribunale e della procura della repubblica di Roma,anzichè di Velletri, decongestionando quest'ultimo ufficio oggetto di recenti soppressioni di sezioni distaccate (Anzio,Albano e Frascati), nonchè per i punti in comune a livello demografico e socioeconomico,anche circa le problematiche,compresa la tipologia del contenzioso legale, tra questi due comuni e il municipio rivierasco di Ostia e ancor più attuando un vecchio progetto di "tribunale del mare", di cui,qualche anno orsono, si discuteva in più sedi, il tutto realizzando una riforma armonica, proficua in termini di risparmi e quant'altro e in grado di accellerare progetti infrastrutturali di maggior collegamento alla capitale, dalla metropolitana alla superpontina o corridoio tirrenico, che dir si voglia, tutte cose a cui siamo dichiaratamente favorevoli e che abbiamo perorato in più sedi,anche perchè il maggior collegamento con la capitale significherebbe anche la possibilità di intervento direttamente della squadra mobile o di altri reparti specializzati e quant'altro,in pochi minuti, con una arteria stradale ampliata e modernizzata e quindi consentendo di debellare o quantomeno contenere (vedasi la quantità di casi irrisolti e prescrizioni che facilitano le infiltrazioni) anche il tradizionale radicamento della malavita organizzata nel litorale romano a pochi chilometri dalla stessa capitale. Seguono alcuni articoli di stampa esplicativi sulle situazioni di Ardea e Pomezia,per chi è interessato ad approfondire la casistica paradigmatica:
http://www.ilcorrieredellacitta.com/ultime-notizie/condanna-corte-dei-conti-la-versione-di-de-fusco.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/politica/nomina-nucleo-di-valutazione-al-comune-di-pomezia-de-fusco-condannato-a-pagare-160-mila-euro.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/nuovo-scandalo-al-cimitero-di-via-strampelli-video.html ,http://www.ilcorrieredellacitta.com/economia/la-giunta-fucci-annulla-le-delibere-del-commissario-e-rivede-i-parametri-per-i-pagamenti-dei-debiti.html ,http://www.ilcorrieredellacitta.com/cultura/casalinaccio-i-cittadini-in-difesa-dei-tesori-archeologici-di-ardea.html ,http://www.ilcorrieredellacitta.com/inchieste-e-approfondimenti/tangentopoli-pometina-ultima-puntata.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/politica/riduzione-stipendi-ai-direigenti-la-replica-di-petrella.html , http://www.ilfaroonline.it/2012/05/12/ardea/brogli-elettorali-alle-elezioni-la-denuncia-di-alberto-sgr-26877.html , http://www.ilfaroonline.it/2012/04/04/ardea/consegna-delle-liste-elettorali-ardea-peggio-della-birmania-26053.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/economia/bilancio-deficit-strutturale-per-colpa-di-chi.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/economia/relazione-ragioneria-di-stato-sui-conti-del-comune-di-pomezia-maria-corrao-chiede-di-rendere-pubblici-gli-atti.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/economia/pomezia-approvato-il-bilancio-tra-misteri-e-dubbi-sollevati-dai-revisori-dei-conti.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/ardea-il-comune-non-paga-il-distributore-auto-di-servizio-di-nuovo-a-rischio-blocco.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/raccolta-rifiuti-ad-ardea-la-protesta-dei-comitati-di-quartiere.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/ardea-sentenza-dura-del-tar-il-comune-paghi-entro-60-giorni-o-verra-nominato-un-commissario-ad-acta.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/ardea-assistenti-scolastiche-in-sciopero-per-mancati-stipendi.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/ambiente/operatori-ecologici-di-ardea-sfogano-la-loro-rabbia-interviene-ambulanza-video.html , http://www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/scuolabus-in-sciopero-mai-versate-le-quote-comunali-e-regionali.html , http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/30/ardea-candidato-sindaco-pdl-indagato-presunte-tangenti-cimiteriali/210815/ , http://www.ilcorrieredellacitta.com/ambiente/domani-mattina-alle-4-operai-nettezza-urbana-in-protesta-mentre-i-rifiuti-crescono.html .


2 commenti:

  1. Beh, ammetto di non aver letto proprio tutto.
    Ma una cosa la voglio pur dire.
    Chiudere le province senza disfarsi della burocrazia e della tecnocrazia delle province, inutile prima e inutile anche dopo una eventuale chiusura (effettiva e reale) delle amministrazioni provinciali non muta l'indirizzo della caste partitocratica, burocratica, politica e sindacale italiane, un indirizzo che ha condotto il paese reale al fallimento.
    Chi è autore di un tale fallimento non può presentarsi come credibile riformatore di quegli stili di vita e quei modelli comunitari, sociali e politici che sono all'origine stessa del problema di cui ci si arroga il diritto di essere l'unica cura. Le province non servono a nulla: vanno eliminate nella loro interezza e vanno licenziati tutti i dipendenti di codeste inutili amministrazioni pubbliche. Nel solo mese di giugno 2013 negli USA si sono perduti 7.000 posti di lavoro pubblici e se ne sono guadagnati di contro, ben 200.000 nel settore privato. Come si esce dalla crisi economica, finanziaria, politica e del debito pubblico? Meno Pubblico e Più Privato. Solo e solamente così, se ne esce.
    Saluti
    Gustavo Gesualdo
    alias Il Cittadino X

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  2. Meno pubblico e precariato nelle cariche pubbliche,sono d'accordo anch'io. Guarda anche la buona novità di oggi dell'anagrafe patrimoniale a cominciare dai ministri, è un buon segnale,ma è ancora poco rispetto a quanto si deve intraprendere....il risanamento è tutto da cominciare.

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KANZLERIN