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lunedì 8 luglio 2013

LA TRASFORMAZIONE DEL MERCATO EDITORIALE PER EFFETTO DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE: LINEE DI TENDENZA. DIE VERWANDLUNG DER VERLAGMARKT AUFGRUND DIGITAL REVOLUTION: TRENDLINIEN.

LA TRASFORMAZIONE DEL MERCATO EDITORIALE PER EFFETTO DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE: LINEE DI TENDENZA.
 DIE VERWANDLUNG DER VERLAGMARKT AUFGRUND DIGITAL REVOLUTION: TRENDLINIEN

La rivoluzione digitale globale sta imponendo il cambiamento di standards e stili di vita e la concezione stessa delle professioni e dei mestieri e del mondo del business,così come,fino ad oggi, siamo stati abituati a concepirli tradizionalmente. Quelle che sono destinate a cambiare più profondamente nel loro svolgimento sono proprio le professioni di penna, dall'Avvocato allo scrittore, all'impiegato pubblico di concetto,per effetto degli open data, dei social network e della posta elettronica,specie quella certificata, che, presto,nonostante tutte le resistenze burocratiche e della mentalità e formazione  tradizionale,sono destinate a cambiare il modo di fare e concepire i processi,l'amministrazione, le relazioni sociali e soprattutto il marketing e il mondo degli affari. In questo intervento,ci ripromettiamo solo di analizzare i cambiamenti più importanti e significativi nel campo dell'editoria e quindi,in ultima analisi, in quel settore che incide più significativamente e diffusamente a livello culturale, perchè riteniamo che i cambiamenti burocratici,come al solito, saranno nulla a confronto della rivoluzione culturale che è già in atto e anche perchè,come sempre accade a livello storico, siamo anche profondamente convinti che siano i cambiamenti del costume ad informare e condizionare,alla lunga, irreversibilmente, i processi di riforma legislativa e amministrativo-istituzionale e non viceversa. In estrema sintesi,prima finiranno le raccomandazioni e le camarille editoriali e solo,in seguito, e con non poche resistenze, cioè,alla lunga, vedremo prevalere le capacità e la meritocrazia,ma anche una maggior "apertura democratica",imposte dal sistema del web (e su questo devo pur fare qualche concessione alle tesi di Beppe Grillo e Casaleggio, che però,non so quanto ne siano consci,non dissentono evidentemente dalle concezioni della Cancelliera Merkel sul punto!), anche nelle amministrazioni pubbliche e,solo da ultimo, a mio parere, nelle amministrazioni giudiziarie, cioè negli ambienti forensi che,tradizionalmente, sono stati sempre quelli più conservatori nella mentalità. Non mi inoltro in questa sede sulle possibilità avveniristiche di una futura democrazia globale o di paventati sistemi di controllo "orwelliani" basati sul web,perchè, allo stato delle cose, nemmeno la legislazione dell'Unione Europea, per quanto moderna e avanzata, contempla ancora tali possibilità,essendo ancora il sistema delle democrazie rappresentative parlamentari occidentali il modello di riferimento globale apparentemente più evoluto in termini democratici e necessitando obiettivamente riforme costituzionali e comunitarie prima di poter approdare a qualcosa di alternativo o più evoluto. Tuttavìa confesso di guardare con favore,per cominciare a modernizzare il sistema, all'introduzione di sistematiche consultazioni referendarie,magari anche on line, su molte,se non quasi tutte (tranne le esclusioni dell'art.75 Cost. finchè non sarà riformato,anche se lo stesso si occupa di referendum abrogativi e non consultivi,ma a maggior ragione direi,rappresentando un limes dello strumento referendario più importante),le grandi questioni politiche del momento, avendo sempre pensato al concetto di democrazia diretta e partecipata come all'obiettivo politico più importante da raggiungere e al "decisionismo" governativo come un abuso o degenerazione storica che in Italia si è accentuata dal craxismo in poi. Dunque anche la politica sta già cambiando,grazie alla rivoluzione digitale, e sicuramente anche grazie a Beppe Grillo e al suo movimento, verso cui non ho mai risparmiato critiche per i tanti errori commessi dopo le elezioni (a cominciare dal mancato appuntamento con l'impresa storica di liberare il paese dal berlusconismo al governo,cosa che per almeno un periodo era a mio parere una priorità), e forse potrebbe evolvere in senso più democratico, pur dovendo sempre essere attenti e diffidare circa possibili manipolazioni o parzialismi dei risultati di sondaggi o "voti" via web, ma, d'altra parte, i rischi non mancano nemmeno nel voto cartaceo tradizionale (vedi brogli elettorali e voto di scambio, realtà abbastanza frequenti in Italia e su cui bisognerebbe approfondire). Il settore che,però, sta registrando i cambiamenti più profondi e veloci è proprio quello dell'editoria,come dicevamo all'inizio,segno che la rivoluzione digitale globale è un fenomeno autenticamente e prevalentemente culturale e quindi,in ultima analisi, inarrestabile, come tutti i cambiamenti imposti a livello di costume e dal progresso tecnologico. Analizziamo in breve cosa sta succedendo in quella che è stata da sempre la passione della vita di tanti, a cominciare da chi scrive: il libro come bene di consumo e come investimento culturale e più latamente il mondo della carta stampata (giornali,riviste,ecc.). In Italia specialmente,ma è così anche ad altre latitudini,sebbene da noi il fenomeno sia più tangibile, chiunque abbia avuto modo di lavorare nel campo delle professioni intellettuali o di avere l'ambizione di scrivere e voler pubblicare un libro, di approcciarsi alla professione giornalistica,ecc. si sarà reso conto a sue spese (data anche la situazione pressochè "monopolistica" o "oligopolistica" che si è venuta a creare dall'epoca del lodo Mondadori,vedi anche le recenti polemiche sul caso RCS), di quante resistenze o esclusioni si dovesse trovare ad affrontare e anche di quanti costi o difficoltà insormontabili per eventuali pubblicazioni. In pratica non si è mai trattato di un mercato così aperto e liberale,come invece dovrebbe essere quello della circolazione delle idee. Nella carta stampata come nel settore editoriale il "canale politico" e delle conoscenze,che in Italia servono addirittura per poter reperire un "posto-letto" all'ospedale o un loculo al cimitero, ha finito per diventare il canale preferenziale,se non esclusivo, in molti casi. Tanto che molti si sono spinti a diventare editori loro stessi, se avevano qualche soldo da investire, pur di poter pubblicare in libertà (lo stesso discorso riguardava e riguarda a maggior ragione case discografiche e cinematografiche, vedasi l'impresa di Nanni Moretti,a livello emblematico, con l'acquisto del cinema e della casa di produzione Sacher).Ma si trattava di imprese non alla portata di tutti, è evidente,mentre il mondo dei blog,soprattutto quelli gratuiti,come Google,canali come videotube, ecc. stanno spezzando la tendenza "elitaria o esclusivista" del mondo editoriale e delle case cinematografiche e discografiche e stanno rendendo la realizzazione di certi progetti o ambizioni culturali e di comunicazione praticamente alla portata di tutti. Un cambiamento significativo si avverte anche proprio per effetto della comunicazione-interazione globale con paesi come l'India (che pure rappresenta complessivamente una potenza economica emergente), in cui l'acquisto di un libro o di una biblioteca cartacea non è ancora alla portata dei più,almeno come spesa continuativa, mentre l'acquisto, una tantum, di un computer economico, può sostituire tutte le spese del campo culturale di un'intera famiglia,comprese in parte quelle dell'istruzione dei figli,tramite il collegamento alla rete (penso non solo al mercato degli ebook,che si va formando,ma anche alle vere e proprie pubblicazioni sui network e a quanti testi,anche antichi e introvabili, possono reperirsi in pdf o in altro formato su google e sui vari siti,al ruolo enciclopedico multimediale di Wikipedia e altri siti) . Questo significa confrontarsi con fette di mercato culturale,di pubblico e del marketing (spazi pubblicitari, opportunità) totalmente nuove,specie per noi occidentali,abituati tradizionalmente, ad esempio, al concetto del libro come strumento classico di conservazione del sapere oltre che come bene di consumo e,in passato, di pregio ( in particolare al tempo degli amanuensi e dei miniatori e glossatori il libro divenne, per la sua rarità, un bene prezioso,poco diffuso sul territorio e per lo più sotto la gelosa conservazione di alcuni che ben sapevano come il sapere equivalesse al potere e quindi anche come il sapere potesse aprire la via della ricchezza e del denaro,basti pensare che nel campo giuridico un esemplare poteva diventare di maggior valore di altri,non solo se contenente illustrazioni o miniature di pregio, ma anche perchè magari,a margine, conteneva i commenti di un giurista particolarmente apprezzato e famoso: per tutti vedasi il best-seller di Umberto Eco "Il Nome della Rosa" e la sua celebre versione cinematografica di Jean Jeacques Annaud). Ma ciò significa anche che, proprio la "democraticità" o alta concorrenza che esiste nel mercato pubblicitario dei social network e tra i motori di ricerca, riduce il fenomeno di condizionamento della domanda culturale da parte dell'offerta che ha contraddistinto persino il mondo della musica,del cinema,ecc., a partire dalla fase involutiva della democrazia, a livello globale, che inizia, più o meno, a partire dalla seconda fase degli anni ottanta del secolo scorso e perdura fino ai nostri giorni. Faccio qualche esempio pratico: perchè all'epoca degli anni sessanta-settanta la produzione discografica e musicale nel suo complesso fu sicuramente un fenomeno di maggior rilievo,in termini culturali,di cambiamento di costume e anche a parere di molti, in termini qualitativi, rispetto alle produzioni di figure come Laura Pausini,faccio un nome a caso, o altri dei nostri giorni, di cui ci domandiamo francamente come facciano a vendere così tanto,a così varie latitudini e come facciano a rimanere sulla cresta dell'onda per così tanto tempo? Come mai il cinema italiano o anche i kolossal americani dell'epoca ebbero il peso culturale e financo un ruolo di propulsione del boom economico,del turismo, dell'imitazione di standards di vita e dell'acquisto di prodotti, mentre oggi certi fenomeni non appaiono più ripetibili? Non è solo una pura questione politica e anche di politiche delle case discografiche,di produzione cinematografica,ecc., ma è anche una questione di maggior ruolo e "intelligenza" della domanda, all'epoca, in relazione all'offerta. Oggi la rivoluzione digitale sta restituendo sensibilmente e gradualmente "potere contrattuale alla domanda" e alla massa,attraverso un accesso generalizzato ad internet e ai suoi servizi e social network,e il condizionamento "politico-economico" della domanda finisce per poter funzionare sempre più relativamente o su una fascia sempre più ridotta della popolazione, anche se l'uomo,come animale sociale,continua spesso a comportarsi per "imitazione-emulazione",la stessa vastità sconfinata dell'offerta di internet e del suo mercato,finisce per aprire spiragli di liberta' (sempre di politica si tratta, in ultima analisi, se da anni assistiamo in televisione,ad esempio, alla riproposizione sempre dei soliti programmi da "Amici" al "Grande Fratello",o,da ultimo, all'invasione di massa di soap opera, e al mancato ricambio dei palinsesti con danno correlato anche in termini di mancato ricambio e crescita culturale, di addomesticamento dello spirito critico,ecc.,tutte cose che nel web non ritroviamo,perchè i "canali e siti e le informazioni" sono così tanti e differenziati che si fa presto a cambiare se una cosa ci annoia o non ci garba).Così vi sarete accorti che le "lobbies" o "camarille" che un tempo avevano così tanta importanza e facevano così tanta tendenza nel campo dei "premi letterari",dalla prosa alla poesia, e che potevano persino decidere,al pari del ruolo della critica letteraria (penso a Sainte Beuve nell'ottocento), dei destini e delle fortune di tante opere e scrittori, oggi hanno solo più un ruolo cerimoniale tradizionale come eventi televisivi e mondani,spogliato di molta pregnanza,e vanno spesso scomparendo, a tutto vantaggio del mondo delle idee telematiche, dei siti web e dei blog! Dirò di più,se da domani,come consumatori e utenti della carta stampata, e lo dico come ipotesi che in parte non può che ferirmi per il mio attaccamento tradizionale al libro come "bene prezioso" da conservare con le proprie annotazioni e riflessioni a margine,decidessimo di indire uno sciopero commerciale nell'acquisto di libri dalle case editrici, specie quelle più importanti e specie le edizioni da loro consigliate (da Bruno Vespa in politica a Bevilacqua in letteratura,sempre tanto per fare dei nomi a puro titolo di esempio),e di acquistare solo libri usati a buon mercato dalle bancarelle o addirittura via internet (si sta sviluppando un mercato dell'usato parallelo a dir poco considerevole e soprattutto con veri e propri affari alla portata di tutti), le lobbies più potenti e tradizionali a livello culturale, cioè quelle editoriali, sarebbero destinate ad un ripensamento totale in poco tempo di certe "politiche" e forse finirebbe una volta per tutte anche il ruolo di condizionamento o i residui tentativi di condizionare la domanda da parte dell'offerta con prodotti spesso scadenti tramite il ruolo della "pressione" mediatico-pubblicitaria (campagne mirate per "lanciare" o "pompare" prodotti,spesso poco competitivi). In Italia questo non può che determinare implicazioni più profonde proprio in termini squisitamente culturali: il nostro paese verso cui lo stesso Francesco De Sanctis, nella sua storia della letteratura, non risparmiava critiche per la tendenza al formalismo, alla retorica, piuttosto che all'esercizio della logica e alla propensione per i contenuti sostanziali, fatta eccezione per qualche figura spesso rimasta isolata nella realtà del suo tempo (ad esempio: Dante,Machiavelli, Leopardi,se non finita al rogo come Giordano Bruno),e aggiungo io, alla superficialità (vedasi la particolare attenzione anche scolastica,non di rado addirittura pedante, persino in grandi umanisti come Poggio Bracciolini, e la propensione per l'ortografia, talora, ancor più che per i contenuti o la tendenza a "censurare" chi tende ad avere una visione alternativa o innovativa,vedasi la vicenda di Ippolito Nievo per il suo scritto l' "Avvocatino",ecc.) e al conformismo (non a caso i Francesi nell'ottocento amavano definirci il "paese dei morti" per la scarsa tendenza alle rivoluzioni e forse anche per una certa qual tendenza endemica a non adoperare lo spirito critico,cosa che poi nel novecento ci consegnerà nelle mani del fascismo e prima ancora di Crispi),sarà quello che si vedrà costretto o "trascinato",quasi per forza di inerzia storica, verso cambiamenti più radicali. Il mercato del web non sceglie, per sua natura, "raccomandati o pennivendoli di regime o imbonitori", tutte queste figure di "corifei" cedono il passo in internet ad "affabulatori" e "spiriti profetici" che sappiano veramente catturare,con i loro scritti, le attenzioni del loro uditorio, che sappiano fidelizzare un pubblico di lettori abituali, e soprattutto la massa che oggi si rivolge al web,digitando i suoi quesiti, dall'istruzione dei figli ai problemi pratici di tutti i giorni,non va in cerca di "fumo o astrazioni", ma cerca precise risposte concrete,su come "sfangare il lunario", su come sopravvivere,ecc. Prodotti tipici del pensiero italiano,come un Benedetto Croce,cito sempre un nome a caso,non a torto oggi forse destinato definitivamente all'oblìo,oggi non troverebbero molto seguito nel web.E da ultimo mi sovviene una riflessione proprio sull'impostazione del nostro mondo universitario e scolastico che, da sempre, hanno finito tradizionalmente e programmaticamente per privilegiare il "nozionismo", l'apprendimento mnemonico, o il linguaggio astruso e forbito.se non addirittura "criptico" e indecifrabile,con cui si dilettavano certi docenti universitari,ai miei tempi, che tradivano,nei libri di testo,ancor più che nelle lezioni, la tendenza tutta italiana a rendere difficile l'apprendimento,a non divulgare, soprattutto i "segreti" e i risvolti della pratica forense o del mondo degli affari, rispetto al modello più elastico e snello,anche in termini di esami e al maggior numero di laureati, delle università americane,al loro taglio pratico saldamente collegato,spesso,al mondo del lavoro e all'esperienza reale sul campo delle corsie degli ospedali per le facoltà di medicina,ecc. Così del pari "oscurare" i pensatori scomodi,come chi scrive, o sperare di continuare a censurare i cayè de doleances che illuminano le vere cause dell'assenza di competitività di questo paese, diventa un'impresa sempre più ardua e impraticabile a fronte della decadenza del ruolo dei monopoli editoriali di regime e della cessione di terreno della carta stampata al costo di 1 euro al giorno, rispetto ai costi della connessione a internet ed alla maggiore offerta che la rete ci garantisce quotidianamente,anche come canali di vendita e divulgazione del prodotto culturale.Dirò di più: chi ha pratica dei tribunali in Italia, o in altri paesi con problemi simili al nostro, sa bene quanto sia divenuto inutile segnalare,ricorrere e denunziare,se non addirittura controproducente,costoso e rischioso,in alcuni casi,tanto che si va riscontrando una perdita di fiducia complessiva nel sistema che,a mio parere, si traduce in un calo delle denunce e del contenzioso giudiziario a livello statistico. In tale ottica il potere (vedi anche il canale di collegamento con le istituzioni europee) o la libertà di espressione globale garantita dal web,finisce per rappresentare l'unica "valvola di sfogo" possibile e il vero canale di denuncia,che la gente finisce per preferire obiettivamente,in gran parte dei casi,agli stessi canali istituzionali.Non di rado si assiste ad interventi della magistratura solo quando lo scandalo è ormai scoppiato o ha raggiunto dimensioni tali di danno sociale o di così palese evidenza, che non sarebbe più possibile procrastinarne la repressione, se non a pena di rischi per le stesse cariche istituzionali preposte al controllo. Così,in realtà,il vero "giornalismo di inchiesta",che era quasi scomparso per un periodo dalla storia di questo paese,se si eccettuano pochi nomi ormai celebri, torna a "rivivere" improvvisamente resuscitato,quasi per miracolo, dal web! Come anche i veri dati che inchiodano, anche i politici alla loro responsabilità, in termini di prove,statistiche, riscontri, oggi, sono quelli che provengono sempre più dal web, dai blog, dai social network,ecc. più che dalla carta stampata classicamente intesa, la quale spesso si limita a svolgere un ruolo di sintesi o "riassunto", cioè un lavoro di pura compilazione,in molta parte dei casi, e le stesse agenzie Ansa finiscono per fare riferimento a queste nuove realtà dell'informazione.E questo è anche un altro ottimo motivo che giustifica l'abolizione di ogni forma di finanziamento o sovvenzionamento pubblico della stampa,al pari di quello che sta avvenendo per i partiti. I giornali hanno finito non di rado per svolgere ruoli di collocazione clientelare o di orientamento fazioso e si tratta evidentemente di degenerazioni rispetto alla vera e propria competitività dell'informazione "in tempo reale" innescata dai motori di ricerca del web. Ritengo per tanto che il vecchio problema italiano della fumosità,dei formalismi,della retorica, del menare il can per l'aia,degli "imbonitori di mestiere" a livello mediatico,delle raccomandazioni e clientele e quant'altro, sia destinato, prima o poi a confrontarsi con questa nuova realtà,a partire dal mercato editoriale che,oltre a preferire la specializzazione e i cosiddetti "settori di nicchia" o poco percorsi dovrà assumere atteggiamenti necessariamente meno "esclusivisti o snobbistici", se vorrà,in qualche misura sopravvivere, privilegiando pubblicazioni di inchiesta e di taglio pratico o prodotti di qualità rispetto alla quantità di materiale da mandare al macero che ha invaso molte librerie negli ultimi anni,magari nell'illusione di addormentare definitivamente le coscienze.Per tornare al pratico,in termini "merceologici",vedasi oggi per tutte la Macroedizioni in Italia, che si sta distinguendo in pubblicazioni di taglio scientifico,come "Tesla,lampo di genio, di Massimo Teodorani o i libri del filone esoterico di indagine come quelli di David Icke,ma anche la Piemme bestseller che sta pubblicando tutto il filone di Zecharia Sitchin sulla traduzione delle tavolette sumere e le origini della specie,così come un tempo la Rizzoli era divenuta ed è ancora la casa editrice economica e divulgativa dei classici,soprattutto greci e latini e la Garzanti della narrativa,specie dall'ottocento in poi... o almeno così si situano ormai nell'immaginario del lettore medio italiano e credo anche che il futuro dell'editoria digitale debba puntare sulla pubblicazione anche testi classici non tradotti ancora in Italia o altrove o non reperibili in versione integrale,penso allo stesso Corpus Iuris Civilis di Giustiniano,a proposito del quale sentivo giustificare, ai tempi dell'Università, l'assenza di una traduzione in Italia,con l'argomentazione,a dir poco ridicola,secondo cui noi italiani,a differenza dei tedeschi, conoscevamo troppo bene il latino, per aver bisogno del testo tradotto! O penso anche alla Commedie Humaine completa di Balzac. Infine sono altrettanto convinto che siamo alla vigilia del varo di nuove leggi a tutela del diritto d'autore del web,proprio come è nel disegno complessivo e nel programma di questi anni della Cancelliera Angela Merkel, che sta legiferando in materia,anche a livello fiscale, con la sua consueta lungimiranza, in anticipo su tutti gli altri Stati-membri dell'Unione Europea. Il discorso fiscale si presta ovviamente a varie considerazioni,e anche a qualche perplessità,se si vuole continuare a garantire l'accessibilità a tutti del web e la sua maggiore propensione alla libertà, ma questo può essere l'oggetto di altra trattazione,ed inoltre l'Europa non ha ancora superato del tutto una fase di crisi molto grave,e questo non ci consente di lasciare esenti da tasse,almeno i profitti più consistenti,compresi quelli del web,per le nostre economie dell'eurozona,in questa sede l'importante è aver contribuito a chiarire quali siano le nuove linee di tendenza,anche nell'editoria, per mantenere pubblico e competitività e dove si stiano spostando inevitabilmente i profitti: dalla carta stampata al digitale. 



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