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giovedì 11 luglio 2013

L'ISTITUTO STORICO DELLA RACCOMANDAZIONE IN ITALIA! HISTORISCHEN INSTITUT DER EMPFEHLUNG IN ITALIEN!

L'ISTITUTO STORICO DELLA RACCOMANDAZIONE IN ITALIA! 
 HISTORISCHEN INSTITUT DER EMPFEHLUNG IN ITALIEN!

Ricorderò sempre che,quando appena laureato con lode, mi accinsi a partecipare ad un concorso pubblico per un posto nella polizia municipale di un comune vicino al mio, su un compito in materie giuridiche fu preferito agli elaborati di molti laureati a pieni voti in legge,come me, molto preparati su questioni amministrativistiche, l'elaborato di un laureato in economia e commercio e ricordo anche che quando feci l'accesso agli atti, ebbi modo di rendermi conto del carattere estremamente generico,se non "pedestre" di quello che era riuscito a scrivere, così mio padre,ex poliziotto, commentò la vicenda con una frase che mi rimase impressa nella memoria e che suscita ancora,tuttosommato, la mia ilarità: "Quello doveva essere "raccomandato" da qualche Vescovo!", così mi disse e io scoppiai a ridere e divagammo sull'aspetto "aristocratico e scostante",anche nei modi,del Comandante dei Vigili che presiedeva la commissione esaminatrice e che,con la mia fervida giovane fantasia, cominciai veramente a sospettare fosse il figlio illegittimo di qualche alto prelato! Fin qui il lato comico,ma in Italia la raccomandazione serve persino per reperire un posto al cimitero o in ospedale e senza il costume, "tutto italiano" delle conoscenze al posto dell'autorevolezza della conoscenza della materia, non si va davvero da nessuna parte. Più semplicemente, in alcuni casi, le cariche pubbliche e talora anche professioni private si trasmettono direttamente di padre in figlio senza "soluzioni di continuità" e drammaticamente per altri, che rimangono senza possibilità di accesso,in quanto figli di "nessuno", si tratta di quella "assenza di ricambio sociale", che il grande storico Alexander Kazhdan descrive,con fredda analisi, nel suo famoso testo: "La Civiltà bizantina", ormai un classico (si tenga presente che il concetto di nepotismo trae origine proprio da certi fenomeni leggiamo in wikipedia: "Nel medioevo, alcuni papi e vescovi cattolici che avevano fatto voto di castità, allevavano i loro figli illegittimi come "nipoti" e concedevano loro incarichi e prebende. Diversi papi sono noti per aver elevato nipoti e altri parenti al cardinalato. Spesso, tali nomine erano usate come mezzo per portare avanti una "dinastia" papale. Ad esempio, Papa Callisto III, della famiglia Borgia, rese cardinali due dei suoi nipoti; uno di loro, Rodrigo, in seguito usò la sua posizione di cardinale come punto di lancio verso il papato, divenendo Papa Alessandro VI. Contemporaneamente, Alessandro - uno dei papi più corrotti - elevò Alessandro Farnese, fratello della sua amante, al cardinalato; Farnese sarebbe in seguito diventato Papa Paolo III. Anche Paolo si impegnò nel nepotismo, nominando ad esempio cardinali due suoi nipoti di 14 e 16 anni.La pratica venne infine cessata quando Papa Innocenzo XII emise una bolla nel 1692. La bolla pontificia proibiva ai papi di concedere proprietà, incarichi o entrate a qualsiasi parente, con l'eccezione che un parente qualificato (al massimo) poteva essere nominato cardinale. Si sono tuttavia registrati casi di nepotismo anche posteriormente alla bolla di Inncenzo XII.",si tratta di un concetto corrispondente a quello di avere qualche "santo in paradiso"). In quanto cultori di diritto, oltre che appassionati di storia, effettuiamo però,anzitutto, un inquadramento "dogmatico" di quello che in Italia è ormai un vero e proprio "istituto storico", se non l'istituzione più autenticamente radicata nel costume sociale: il vizio di "farsi raccomandare" da qualcuno persino per le cose più comuni. Premettiamo che, in astratto, la tradizione dottrinaria e giurisprudenziale di questo paese individuerebbe la raccomandazione come un atto illecito quando finalizzata ad ottenere cose vietate dalla legge o contrarie a norme imperative e al buon costume e che proprio come "atto contrario al buon costume", cioè anche alla coscienza morale predominante,veniva considerata la raccomandazione per ottenere posti di lavoro o simili, dalla giurisprudenza a partire dal dopoguerra e dal nuovo assetto costituzionale in poi. Si ricordi, a puro titolo, di memoria che la nostra Carta costituzionale,all'art.51, stabilisce che: "Tutti i cittadini, dell'uno e dell'altro sesso", vedi anche il concetto di pari opportunità, "possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive,in condizioni di eguaglianza,secondo i requisiti stabiliti dalla legge....". Pertanto raccomandare taluno per fargli acquisire un posto di lavoro può concretare,specie in presenza di posti pubblici e di procedure concorsuali obbligatorie (su tal punto vedasi la sentenza 51/2012 della Corte Costituzionale,ma anche 267 e 195 del 2010 e 293/2009), il reato di abuso d'ufficio ex art.323 C.P. (vedasi a Latina il processo sul caso del Senatore Fazzone del Pdl: http://www.latina24ore.it/latina/17698/raccomandazioni-alla-asl-fazzone-niente-prescrizione-voglio-il-processo), procurando contemporaneamente a chi viene favorito ingiustamente un indebito vantaggio con corrispondente altrui danno nei confronti degli esclusi, i quali quindi avrebbero anche potenzialmente titolo a costituirsi parte civile,a mio sommesso avviso.In altre fattispecie penali si ravvisa invece il reato di millantato credito (346 C.P.,specie se le conoscenze siano più propalate che effettive o se non vi sia l'accordo sottostante con la persona di cui il reo prospetta la conoscenza per addomesticare la procedura concorsuale o simili), qualora si prospettino "conoscenze ed entrature presso commissioni d'esame o personalità, per poter "spianare la via" alla conquista del posto di lavoro ambito. E' quello che sembra essere stato oggetto di un altro caso processuale noto alle cronache in Abruzzo e di cui sembra essersi reso protagonista un avvocato: http://www.primadanoi.it/news/cronaca/538526/Prometteva-assunzioni-in-cambio-di-denaro.html . Indipendentemente dal penale, in ogni caso, la raccomandazione causalmente orientata a finalità contrarie alla legge,all'ordine pubblico o al buon costume, appare generalmente vietata e illecita per la normativa generale del Codice Civile, il quale, all'art. 1343, recita testualmente a proposito della causa contrattuale: "La causa è illecita quando è contraria a norme imperative, all'ordine pubblico e al buon costume.".Per effetto di tale disposizione si ritiene che non dia luogo ad azione di ripetizione di indebito ex art.2035 C.C. il contratto o pattuizione animato da causa illecita o "turpe" (la Cassazione a Sezioni Unite nella sentenza 4414 del 17/7/1981,rv 415118, parla testualmente di "immoralità al fine di negare l'azione di ripetizione", un caso classico e "affine" nel trattamento giuridico di mancata prestazione di tutela da parte dell'ordinamento  e nella nozione di contrarietà al "buon costume" sarebbe quello del "contratto prostitutivo",per intenderci, richiamando,sotto tal profilo anche l'art.5 C.C. che parla,del pari,di atti contrari al buon costume,secondo il noto brocardo latino: "Nemo auditur propriam turpitudinem alligans" o anche "in pari causa turpitudinis,melior est condicio possidentis, per la mancata concessione appunto dell'azione di ripetizione dell'indebito). Infine l'art.1418 del C.C., a proposito delle cause di nullità del contratto, recita: "Il contratto è nullo",cioè tamquam non esset,come non mai stipulato(per cui se era stato promesso o pattuito alcunchè,non si è tenuti ad adempiere) "quando è contrario a norme inperative,salvo che la legge disponga diversamente.Producono nullità del contratto la mancanza di uno dei requisiti indicati dall'art.1325, l'illiceità della causa"(vedi l'art.1343), l'illiceità dei motivi nel caso indicato dall'art.1345 (letteralmente: "Il contratto è illecito quando le parti si sono determinate a concluderlo esclusivamente per un motivo illecito comune ad entrambe") e la mancanza nell'oggetto dei requisiti stabiliti dall'art.1346 (l'oggetto del contratto deve essere parimenti possibile,lecito,determinato o determinabile). Il contratto è altresì nullo negli altri casi stabiliti dalla legge." e si tratta di casi tassativi. Tanto premesso,citeremo,per concludere una sentenza della Cassazione civile che ha preso in esame un caso paradigmatico e "sinallagmatico", a nostro parere,nella realtà sociale di questo paese, in tema di connessione inestricabile tra "raccomandazione e voto di scambio". Si tratta della sentenza n°1574 del 27/5/1971,rv.351973, che testualmente argomenta: "Viola il principio fondamentale della "libertà di voto" ed è contrario all'ordine pubblico e al buon costume, e perciò nullo, per illiceità della causa, il contratto con cui taluno, in vista delle elezioni in parlamento,si impegni, verso corrispettivo, a far convergere il voto proprio, e quello dei propri sostenitori, sul finanziatore e a procurare la rinunzia al mandato parlamentare, a favore di quest'ultimo, da parte di altri candidati eventualmente eletti in suo luogo.", in pratica si tratterebbe di compravendita di voti e della carica stessa nel caso in esame.Più semplicemente il Il voto di scambio può manifestarsi in un rapporto diretto fra politico ed elettore senza l'interposizione di interessi di organizzazioni mafiose, in cambio di denaro o di una raccomandazione per un posto di lavoro (vedi sul tema https://www.facebook.com/ProfAgostinoDeBellis/posts/337417156312198 ). Perchè ne parliamo in questa sede? Proprio perchè è notorio che, storicamente,il clientelismo politico si sia formato progressivamente,dal dopoguerra in poi, se non addirittura dall'unità d'Italia, su questo groviglio di interessi inestricabile. In genere il politico dispensava raccomandazioni e posti di lavoro,anche nei canali privati a lui collegati,e in cambio riceveva voti,non solo dei neoassunti,ma da parte di tutta la clientela familistica che aveva interesse a vedere impiegato il proprio congiunto o che comunque voleva essere grata per l'avvenuta assunzione.Così,ad ogni concorso pubblico e ad ogni procedura d'appalti concorsuale, ad ogni "infornata di raccomandati", soprattutto nella pubblica amministrazione, finisce per corrispondere la creazione di un bacino di "consenso elettorale" (falsato o drogato: i danni più rilevanti sono proprio in termini di perdita della democrazia,oltre che di degenerazione morale: doversi arrivare a "prostituire" o vendersi il voto,per poter lavorare,in una Repubblica asseritamente formata sul lavoro,come principale diritto del cittadino e fonte della sua stessa dignità umana....) e la formazione di clientele per i relativi leader e dispensatori di "panem et circenses"!Si tenga presente che questo sistema non impedisce solo il ricambio sociale,che è essenziale per dare energie fresche ed idee nuove che alimentano la spinta-trazione economica, ma financo il ricambio politico: ecco spiegata, in sintesi,anche la tendenza delle stesse cariche politiche in Italia a preservarsi e perpetuarsi.  Ma nel contempo crescevano anche i corrispondenti mali endemici legati a questo sistema di corruzione morale e materiale in termini di perdita di efficienza della macchina amministrativa,spesso riempita fino all'orlo di raccomandati,ed in termini di aumento della spesa pubblica e del corrispondente carico fiscale per via degli stipendi pubblici da erogare.Si tratta di fenomeni che,personalmente, amo paragonare all'immagine di un bambino ingobbito e affetto, a lungo andare,da scoliosi,per via della cartella troppo pesante messagli sulla schiena (le nostre aziende e i nostri studi professionali, le nostre maestranze artigianali perdono tutte produttività e competitività a carico anche dell'eccessivo carico fiscale, che ormai sembra aver raggiunto livelli massimi). Sempre per ritornare ai parallellismi col mondo bizantino, Michele Psello,parla di nave riempita a tal punto, di "impiegati pubblici", da imbarcare acqua,essendo piena fino all'orlo e un pensiero va anche alla questione delle assunzioni in Sicilia o ai forestali in esubero,tanto da assumere gente che non trova poi un effettivo impiego,in termini produttivi e lavorativi,ma si finiscono talora per creare posti "di lavoro" prevalentemente per erogare stipendi pubblici agli impiegati più ancora che servizi pubblici ai cittadini e per costruire o continuare a contare su un "consenso artificiale"...Ecco spiegato quindi perchè un piano organico di licenziamenti nel pubblico in Italia appare ormai improcrastinabile,dopo anni "di infornate", e il debito pubblico tra i più alti del mondo. Infine notoriamente il vulnus più consistente è a livello della meritocrazia e le ripercussioni le notiamo anche nella presenza di personale dirigenziale e cariche politiche,compresi i vertici, che spesso non sanno nemmeno mettere letteralmente quattro parole in fila o riempono i discorsi di vuota retorica e luoghi comuni. Faccio presente che le cose si sono aggravate a livello di selezione dei candidati da parte delle segreterie elettorali e l'introduzione dei cosiddetti "listini" a livello politico per effetto della legge elettorale ed in particolare il cosiddetto "Porcellum".



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