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sabato 15 giugno 2013

Faida e diritto di rappresaglia nel mondo germanico con particolare riferimento al diritto longobardo.Feud und das Recht der Vergeltung in der germanischen Welt mit besonderem Bezug auf die Langbard Recht.

La concezione storica del monopolio dell’uso legittimo della forza da parte dello Stato oggi consacrata nei cosiddetti delitti di ragion fattasi o esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art.392 C.P., con violenza sulle cose, art.393 C.P.,con violenza alle persone) è un concetto relativamente recente a livello storico. Esso coincide,nell’ambito penalistico, soprattutto con la messa al bando e la creazione di norme incriminatrici relative alla pratica del duello, molto diffusa e ritualizzata nel mondo occidentale e sopravvissuta addirittura fino al secolo scorso (vedasi ancora gli articoli, ormai abrogati con legge n° 205 del 25/6/1999, dal 394 al 401 del Codice Rocco, che sanzionavano dalla sfida all’uso delle armi in duello).
  Nemmeno il diritto romano, che pure innalzò la figura del Giudice terzo (cioè estraneo all’oggetto della lite e formalmente imparziale rispetto alle parti,ma si vedano anche i casi ricorrenti di corruzione giudiziaria nella storia romana) a cardine del sistema giuridico e che fece riferimento costante ad arbitri privati ( non mancò chi, in passato, identificò il sistema delle legis actiones
,cioè lo schema legale fondamentale della procedura romana,in antiche prassi arbitrali private, su un quadro storico più moderno vedasi di B. ALBANESE, Il processo privato romano delle «legis actiones»,Palermo 1987, rist. 1993) e soprattutto a giudici per la risoluzione della gran parte delle controversìe, imponendo tale modello a tutte le province dell’impero, fu completamente estraneo,specie nella fase arcaica e repubblicana, all’uso autorizzato o diretto della forza da parte dei privati (Le Dodici tavole recitano laconicamente: “Si membrum rupsit,ni cum eo pacit, talio esto”, ed ancor più vedasi la Lex Poetelia Papiria de nexi,326 a.c., che sancì l’abolizione della riduzione in schiavitù per debiti, pratica diffusa con certezza almeno fino a quella data, tanto che ci fu addirittura tra gli interpreti moderni del diritto romano,sulla base di un’interpretazione alla lettera delle Dodici Tavole, chi ipotizzò l’idea che, nella fase arcaica, il debitore insolvente,oltre ad essere ridotto in schiavitù, potesse essere addirittura “fatto a brani”). Anche in epoca imperiale e ancor più nel Basso Impero si parla di “eserciti privati”, tra cui spiccavano schiavi e gladiatori, che garantivano l’incolumità di senatori e uomini importanti e che,nella solitudine delle villae di campagna e dei latifondi, finivano quasi per costituire la garanzìa stessa dell’ ordine. Laddove l’ordine privato finiva per coincidere spesso con l’unica forma di ordine pubblico o costituito possibile, specie in provincia (Si pensi a figure come il “banchiere” Triumviro P.L.Crasso e all’agevole possibilità di reclutare un seguito armato proporzionato alle proprie ricchezze). Nel mondo germanico,invece,  fu sempre presente,ab origine, quasi una linea di confine tra le liti pubbliche, quelle relative allo Stato,alla Nazione,al popolo tutto,ai diritti della corona,ecc., e il principio di tutela dei diritti soggettivi del privato,della famiglia d’appartenenza e, più estesamente del clan, in diritto Longobardo le Farae (concetto rapportabile,grosso modo, alla nozione di gens o anche tribù nella visione arcaica romanistica). Secondo tale impostazione,mentre l’offesa al Re,alla Nazione e ai suoi diritti territoriali,ecc. riguardava tutta la comunità nella sua generalità, ed era tale,per lo più, da scatenare anche la guerra come reazione, la reazione contro l’offesa al privato,alla famiglia o alla sua genìa(si rapporti al concetto di “schiatta” in Cina,vedasi di Max Weber “Confucianesimo e Taoismo”) spettava in primo luogo al singolo, alla sua famiglia e al suo clan, e solo se l’offeso non fosse stato in grado individualmente, ovvero la sua famiglia o Fara non si fossero dimostrati in grado di lavare l’onta con la “vendetta”(diritto di faida), avrebbe potuto intervenire lo Stato (che per i barbari equivaleva più ad un concetto primigenio di tribù o nazione-popolo, piuttosto che essere identificato nella struttura burocratico-gerarchica,talchè non era raro assistere all’esperienza di “faide familiari” che finivano con lo scatenare vere e proprie guerre tra Stati,ad esempio,scrive Paolo Diacono,storico dei Longobardi: “La figlia del re Tatone aveva deriso il fratello del re degli Eruli,poiché egli era di “piccola statura”.Quando questi rispose all’oltraggio con un altro oltraggio,”,possiamo immaginare quale, “ella lo fece uccidere con un pugnale. Da qui la guerra che il re degli Eruli dichiarò ai Longobardi.”) , in linea di massima,tale intervento non era sempre automatico e immediato, ma possiamo ritenere che,in particolari condizioni e situazioni, lo Stato,cioè la Nazione, doveva dimostrare di reagire,per comprovare la sua stessa identità ed esistenza, prima ancora che la sua forza o autorità (i parametri potevano variare a seconda della gravità dell’offesa per la comunità,coinvolgimento di profili pubblicistici che potevano anche semplicemente coincidere con la necessità di tutelare il patrimonio o la persona dei consociati,ecc.). In pratica l’affronto relativo ad un’offesa privatistica (danni patrimoniali) o reati penali tra privati potevano passare dalla risoluzione per il consiglio familiare o gentilizio della Fara (si veda ad esempio il principio ereditario di diritto Longobardo del “maggiorasco”, da cui è derivato l’istituto dei “masi chiusi”,e si analizzi la tradizione giuridica di Regioni,come il Trentino Alto Adige,il Friuli,la cosiddetta “marca trevigiana”, fortemente influenzate dalla cultura giuridica Longobarda e latamente germanica,notoriamente i Tirolesi,da parte loro, avrebbero ascendenze gotiche,secondo certi studi, o si pensi al principio consuetudinario di non allontanarsi,senza autorizzazione della Fara o senza un preciso ordine dell’autorità,ad esempio del Gaugravio,del Duca o del Re, dal territorio di stanziamento o “residenza” della Fara d’appartenenza, che per una Nazione che aveva conosciuto la fase di nomadismo della “Volkerwanderung”,grande migrazione dei popoli germanici in forma di orde vacanti, potrebbe apparire addirittura straordinario,ma che appare ben comprensibile alla luce della necessità ancor più astringente di evitare disgregazioni o dispersioni del corpo sociale tutto in movimento,proprio nella fase in cui tale compagine correva maggiormente rischi di questo genere, fattispecie che trova più o meno il suo omologo corrispondente oggi nel retaggio di quanto è sopravvissuto, nella pratica penalistica, del reato di “abbandono del tetto coniugale”,l’art.570 del Codice penale ancora recita circa la violazione degli obblighi di assistenza familiare: “Chiunque abbandonando il domicilio domestico, o comunque serbando una condotta contraria all’ordine e alla morale delle famiglie…” e sembra quasi un passo del celebre editto di Rotari, 643 d.c.) alla risoluzione per il “consiglio di guerra” o degli anziani (utilizzo,relativamente a tali ultime ipotesi, terminologie della fase arcaica dello stesso diritto germanico).In estrema sintesi la faida costituiva, in diritto germanico, lo strumento principe per far valere la tutela dei propri diritti soggettivi,familiari o gentilizi, specialmente dagli affronti arrecati da altri privati,famiglie o gens (si pensi ancora oggi,nel “codice della barbaricina” in Sardegna o anche in altre regioni come la Calabria e la Sicilia a iniziali furti di bestiame poi scaturiti in vere e proprie stragi o sequele di omicidi reciproci,anche trasversali, e alla necessità per lo Stato italiano di intervenire con particolare severità su fatti di abigeato o pascolo abusivo,specialmente in certe località) e sempre che il soggetto,la famiglia o gens danneggiata avesse i mezzi o le possibilità di provvedere in proprio a lavare “l’oltraggio” (si pensi alla condizione di una vedova,magari senza figli, o alla donna violentata senza padre o fratelli che,necessariamente, avrebbe dovuto rivolgersi al Duca del luogo o al Re,cioè allo Stato, per ottenere giustizia). Si tenga presente che comunque per i Germani,diversamente da altri popoli, la funzione fondamentale e la stessa ragion d’essere del Re e dello Stato era quella di garantire e fare giustizia,anche se tale nozione,come abbiamo visto,almeno nelle liti tra privati, era spesso sussidiaria (si veda la tradizione dei Re germanici di assidersi con la Corte sotto “l’albero di giustizia” per risolvere le controversie che non era stato possibile risolvere o che non erano state,di fatto, diversamente risolte). Un Re che non avesse saputo garantire il rispetto dei diritti dei consociati e un minimo di giustizia,almeno come ultima spes, per i Germani, non avrebbe avuto alcuna ragione di esistere…Come leggiamo in Wikipedia,in linea di massima,nelle controversie tra privati,famiglie e farae: “Il danneggiato aveva il diritto di vendicarsi, e di dare inizio di propria mano ad una faida, così da costringere chi gli aveva procurato danno a espiare la propria colpa. Per questo, nella tradizione germanica, la faida rappresentava un autentico istituto giuridico.”, anzi, diremo di più, colui che non avesse dimostrato,di sapersi fare giustizia da sé, dopo aver patito un affronto, per i Longobardi sarebbe stato considerato un “Arga” o “Argait”, un imbelle, un inetto! E del pari il Re che avesse patito affronti da popoli stranieri avrebbe perso il suo “carisma personale” e il rispetto del popolo, dal momento che, in origine, la scelta del capo o re, in diritto germanico, non era un fenomeno dinastico, ma seguiva quasi forme elettive di democrazia diretta, come riferisce Jurghen Misch nel noto testo “Il Regno Longobardo d’Italia”,pag.42: “I giovani si eleggono come eroe un guerriero particolarmente valoroso, e si raggruppano intorno a lui.”.Da tale istituto di diritto militare,alla base di leggendarie formazioni come “La schiera degli Ari”, i Berseker, o “il seguito di Odino”, che già Tacito nella Germania mostra di conoscere (capitolo 31), è facile ricostruire come,nell’epoca remota e fondativa del diritto germanico e soprattutto di quello Longobardo, venissero scelti i capi o Re. L’idea comunque della faida,direttamente e inestricabilmente collegata al carisma del capo,in ambito pubblicistico, e al “valore stesso della persona”,della sua famiglia e della sua schiatta,in ambìto “privatistico”, si connotava per una sorta di valenza metafisica “karmica” (mutuo il concetto dalla nozione di Karma sempre da Weber, “Induismo e Buddhismo”,come equilibrio tra azione e reazione nella vita in questo mondo ed alla necessità sovrannaturale, quasi un destino irreversibile, che ad ogni azione,compreso l’affronto-offesa, debba corrispondere necessariamente e inevitabilmente un’equivalente e immancabile reazione,vendetta in questo caso, che interviene a riequilibrare il tutto. Questo è il concetto fondamentale di giustizia nella tradizione della comune matrice originaria Indoeuropea). Inoltre appare collegata ad altro concetto,bene analizzato anche nei suoi aspetti trascendenti dall’Esprit des Lois del Montesquieu, che avrà molta fortuna e applicazione pratica nei duelli per gran parte della storia medievale e nella fase delle invasioni barbariche: l’Ordalìa o giudizio di Dio (vedasi anche l’uso di duelli tra campioni di due popoli per tentare di evitare una guerra sulla base dell’esito di una singolar tenzone: un caso celebre sarebbe quello del leggendario Lamissione,campione di Re Agelmundo,nella sfida con un Amazzone). L’idea cioè che gli Dei o Dio, accordando la vittoria o il superamento di una prova particolarmente difficile, ad una delle parti in causa, manifesterebbero così, col loro favore, chi sia nel vero e nel giusto nell’ambito della controversìa. Quasi una manifestazione-epifanìa tangibile della presenza della provvidenza,della volontà di Dio, nella storia e nei destini dell’uomo (vedasi anche la nozione di destino e la sua immutabilità per l’uomo,nonostante tutti i suoi vani sforzi, nell’ambìto della concezione della teorìa induistica del Karma). In questo senso sarebbe anche forse spiegabile, in qualche misura, l’idea che lo Stato, se non strettamente necessario (ad esempio per riequilibrare le sorti di chi non può difendersi da solo), dovrebbe astenersi da ogni “intrusione” e lasciar fare ai diretti interessati, onde non intromettersi in un ambito in cui è la volontà di Dio e il destino tracciato da una volontà superiore a doversi manifestare agli uomini, senza alterare equilibri forse già tracciati ab initio. Nell’ultima fase del diritto e del pensiero storico classico,per usare un termine concettuale coniato da Santo Mazzarino, persino la cultura romana mostra di aver subìto il “fascino” e la contaminazione di certe teorìe. Ammiano Marcellino nelle sue “Storie”, “Rerum gestarum libri”,capitolo 2, libro 14, a proposito della fine dei responsabili della morte di Gallo scrive: “Queste ed altre innumerevoli opere del genere compie alle volte, e magari sempre le compisse, Adrastìa,che punisce gli atti empi e premia quelli buoni. Noi la chiamiamo con duplice nome anche Nemesi. Essa è una legge sublime della divinità onnipotente ed ha la sua sede,a quanto si ritiene,al di sopra dell’orbita lunare. Altri invece la definiscono un’ipostasi che,dotata di potere universale,difende i destini dei singoli. I teologi antichi la immaginarono figlia della Giustizia e narrano che dalle epoche più remote osserva dall’alto le vicende terrene.Costei, in quanto regina delle cause ed arbitra e giudice delle vicende umane,agita l’urna delle sorti e provoca i mutamenti della fortuna e,portando alle volte le iniziative della nostra volontà ad un termine diverso da quello propostoci, trasforma e sconvolge molte azioni…” e poi ancora al capitolo 1 del Libro 29,a proposito della nota vicenda della fine del filosofo Massimo di Efeso scrive: “..comprese che l’iniquità del giudice è il più grave delitto.”. Ora, al di là della identificazione o sovrapposizione del concetto classico di Dike (giustizia) con Nemesis (vendetta), per sorte,ma anche nei fatti, in Ammiano, è l’ultima frase, quella sull’iniquità del giudice che deve catturare la nostra attenzione. Oggi,rapportando per un attimo tali concetti ai nostri giorni, il sistema della giustizia, come è amministrata in Italia, versa in uno stato di crisi irreversibile ed è soggetto a perdita di credibilità, per i tempi e modi,ma spesso anche per il merito di molti provvedimenti, come si evince dalle stesse relazioni annuali di Procuratori Generali e Presidenti delle Corti d’Appello (si veda la bellissima relazione del Presidente della Corte d’Appello di Roma, Dr.Giorgio Santacroce, di pochi giorni fa,quasi un “grido d’allarme”,l’ennesimo, sulla presenza e l’escalation delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel Lazio e particolarmente in Anzio,Nettuno, nel litorale,a Latina,nel fusinate,ecc.). Alle volte lo Stato e il giudice terzo o gli inquirenti si mostrano assenti, insensibili o inadeguati a fronteggiare certi fenomeni che vanno a soppiantare il sistema giuridico stesso, imponendo altre regole, non di rado basate sul reato e sulle “vie di fatto”. Il parallelismo storico che ci si offre è che la “iniquità del giudice” e la latitanza dello Stato di cui parlava Ammiano Marcellino nella sua opera, l’abbandono di certi territori, costituirono il presupposto storico che favorì l’avanzata di altre civiltà, più giovani, al tempo, e del loro modello di giustizia basato sulla faida-vendetta, il quale, all’epoca di Ammiano, finì quasi per apparire preferibile rispetto allo sfacelo e alla decadenza istituzionale generalizzata che egli ci descrive. In pratica,come apprendiamo anche da altri storici, interi territori finirono per spopolarsi a causa dell’elevata fiscalità e delle vessazioni amministrative sotto il periodo finale dell’impero romano (si veda la celebre tassa sull’aria che si respirava, “ab aere inflatu” dell’Imperatore Gallieno) e durante la dominazione bizantina, mentre le popolazioni preferivano in massa trasferirsi all’interno dei territori governati dai “barbari”, sicuramente più rispettosi di alcuni principi di libertà fondamentali che gli ultimi Romani o i loro “eredi bizantini” avevano finito per dimenticare o svilire. Ma torniamo al tema specifico della Faida come istituto fondamentale del diritto germanico. Nella fase dell’editto di Rotari (643 d.c.),Re Longobardo, non solo furono puniti,anche con una certa severità,reati,come la truffa, rispetto ai quali la mentalità dei giudici romani si era contraddistinta tradizionalmente per una certa indulgenza, e questo si confaceva allo spirito e alla mentalità dei popoli nordici (i Longobardi erano originari della Scandinavia),in genere, non abituati a vivere di espedienti, ma fu codificato un istituto che, in realtà, vigeva ormai nei regni romano-barbarici già da epoca gotica, il Vidrigildo o Guidrigildo, in tedesco Wergeld, che stabiliva la composizione a priori della faida con il pagamento di una somma in denaro da parte del colpevole del reato di omicidio (900 era l’ammontare in danaro per gli uomini liberi - baroni - e 1200 per le donne) alla famiglia dell'ucciso.Ne derivava l’estinzione del diritto di  faida; l'entità della somma era stabilita in base allo status sociale della vittima. Questa legge rappresentò un sistema per contenere la pratica tradizionale delle faide. Da ricordare che spesso la metà della somma andava alla curtis regia, quindi si trattava di un risarcimento del danno civile da reato, ma anche di una multa-oblazione da pagarsi allo Stato. Bisognerà attendere l’Imperatore Massimiliano Primo e la Dieta di Worms, nel 1495, per approdare all' ewiger Landfrieden ("Landfrieden perpetuo"), che comportava la rinuncia, in tutti i territori tedeschi, all'uso delle armi per la risoluzione delle liti. In questo modo veniva meno ogni tipo di faida, anche quelle sino ad allora consentite, e il ricorso alla faida veniva dichiarato violazione del Landfrieden. Questa decisione sancì il tramonto della faida come istituto giuridico. L'ultima faida segnalata che sfociò in un conflitto armato è quella, del 1518, nata per questioni di tassazione, tra i nobili della città di Hildesheim e il loro vescovo. Tuttavìa la pratica dei duelli,penetrata nella mentalità e nelle tradizioni occidentali (vedasi anche il concetto di etica nobiliare), continuerà in tutto il mondo occidentale e anche oltre almeno fino a tutta la prima metà del novecento, di qui la necessità delle varie codificazioni, a partire soprattutto dalla fine del settecento, di introdurre norme incriminatrici e sanzioni penali per cercare di circoscrivere ed eliminare il fenomeno e a salvaguardìa dell’ordine pubblico,dell’incolumità delle persone e ancor più, vedasi l’impostazione del Codice Rocco, delle prerogative dell’amministrazione della giustizia (monopolio dell’uso della forza da parte degli Stati nazionali moderni). Per completezza d’argomentazione, ci rimane quindi da fare un breve accenno all’omologo corrispondente pubblicistico del “diritto di faida” germanico “privatistico”, ci riferiamo al “diritto di rappresaglia” in guerra tristemente sperimentato, sia dai Francesi nelle guerre franco-prussiane,che un po’ da tutti i popoli che abbiano avuto eserciti tedeschi come avversari o occupanti come esperienza storica. In particolare fatti di guerra come “l’eccidio delle fosse ardeatine”, oggetto anche di celebri processi per crimini di guerra dopo l’ultimo conflitto mondiale, non si potrebbero mai inquadrare in un contesto storico, né sarebbe mai possibile ogni più vago e remoto tentativo di comprensione, financo alla stregua delle logiche militari o criminalistiche, se non si tentasse almeno di studiarne o identificarne il “meccanismo psicologico” e “il retaggio ancestrale” a monte. Premesso anche che stiamo entrando nell’altra faccia speculare dei fenomeni storici e delle tradizioni giuridiche fin qui analizzate, quella più terribile e forse mai sufficientemente approfondita, basterà ricordare quanto narra sempre Paolo Diacono,capitolo 27, libro quinto della sua celebre “Historia Langobardorum”, a proposito della “vendetta di Re Grimoaldo” sull’intera città di Forlimpopoli,che aveva compiuto atti di ostilità contro di lui: “al tempo della quaresima,entrato in Toscana attraverso il monte Bardone, senza che i Romani se ne accorgessero, il santissimo sabato di Pasqua piombò all’improvviso sulla città nell’ora in cui si amministrava il battesimo, e compì una tale strage, che nel sacro fonte furono massacrati gli stessi diaconi che stavano battezzando i bambini. Inferse a quella città un colpo tale, che ancora oggi in essa rimangono pochissimi abitanti.”, analoghe riflessioni muove la vicenda della città abruzzese di Celano e la sua distruzione con la deportazione degli abitanti da parte di Federico Secondo Hohenstaufen, Stupor Mundi (vedasi Ernst Kantorowicz e il suo celebre studio insuperato sulla figura dello Staufen). In questi casi sembrano esser venuti meno, al di là dei canoni di umanità e dello ius gentium (tutela di donne e bambini), anche i tradizionali limiti che interessavano la faida privatistica, come ad esempio il non uccidere persone che si erano rifugiate all’interno di una chiesa o che si trovavano in un tribunale o che si recavano o tornavano dal viaggio presso un re (la cosiddetta Königsfriede it: pace del re).Probabilmente si può tentare di azzardare una qualche spiegazione con l’esigenza imperativa di tutelare,sopra ogni cosa, l’identità dell’intera comunità nazionale oltraggiata o minacciata dall’affronto in un contesto bellico. Per descrivere certi “meccanismi interiori” alla base del fenomeno, complessivamente inteso,nessun trattato di criminalistica ci potrà spiegare meglio quello che accade,ab interiore hominis,con una fatalità incarnata da un istinto irrefrenabile che ci fa apparire il protagonista quasi “incapace di volere”  in uno dei migliori racconti, intitolato “una storia corsa”, del celebre scrittore francese Guy De Maupassant,che narra l’inizio della carriera criminale di un celebre bandito corso che, a seguito di un affronto subìto, al momento in cui incrocia sulla sua strada,per volere del fato, l’autore del misfatto, non avrebbe saputo resistere a quello che Maupassant descrive quasi come l’imperativo categorico di “farsi giustizia” da sé, per  poter vivere il resto dei suoi giorni con la necessaria autostima e ripristinare l’equilibrio violato dall’altro con il suo reato iniziale. Da ultimo ci corre l’obbligo di far notare, a livello tecnico, che la differenza rispetto alla legittima difesa (art.52 c.p.) sarebbe proprio questa: nella legittima difesa si aggredisce proporzionatamente un soggetto per prevenire un danno ingiusto,cioè per la necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta. Mentre nella faida-vendetta, l’offesa è già stata subìta e quindi non si colpisce l’aggressore per prevenire il compimento del danno, ma per sanzionarlo o più semplicemente per restituirgli l’offesa. Alla luce di quanto sopra si ricava il seguente insegnamento,che proviene dalla comparazione tra due diversi sistemi e tradizioni giuridiche,di cui quella romanistica basata sul modello-cardine del “giudice terzo,imparziale”,nonchè “naturale e precostituito per legge” per l’art.25 della nostra Costituzione: ogni qual volta un giudice manda impunito o in prescrizione un crimine o rimette in libertà l’autore di un reato grave,in presenza di esigenze cautelari, dovrebbe ricordarsi che la sua stessa funzione trova principalmente, se non esclusivamente, legittimazione storica e giuridica proprio nella necessità di evitare che la gente debba farsi giustizia da sé (ne cives ad arma ruant) e che solo in virtù di una funzione reale ed effettiva di giustizia istituzionale trova giustificazione il principio manzoniano e ciceroniano: “Cedant arma togae”!

Der historische Begriff des Monopols der legitimen Anwendung von Gewalt durch den Staat heute wie in den sogenannten Verbrechen der Vernunft shewn oder willkürliche Ausübung ihrer Gründe verankert (art.392 CP, mit Gewalt gegen Sachen, art.393 CP, mit Gewalt gegen Personen) ist eine relativ neue historische Ebene. Es stimmt, im Strafrecht, vor allem mit dem Verbot und der Schaffung von belastenden Vorschriften in Bezug auf die Praxis des Duells, verbreitet und ritualisiert in der westlichen Welt und sogar bis zum letzten Jahrhundert überlebt (siehe weitere Artikel, jetzt durch das Gesetz aufgehoben 205 von 25.06.1999, 394-401 des Code of Rocco, der von der Herausforderung, den Einsatz von Waffen in einem Duell)  sanktioniert.

  
Nicht einmal das römische Recht, das brachte auch die Figur des Richters Drittel (dh nicht im Rahmen des Rechtsstreits und formal unparteiisch zu den Parteien, sondern auch die wiederkehrenden Fälle von gerichtlichen Korruption in der römischen Geschichte) als Grundpfeiler der Rechtsordnung und das machte ständige Bezugnahme auf private Schiedsrichtern (die nicht ausfallen, in der Vergangenheit identifiziert das System der Gesetzgebung actiones, Dh das Muster der grundlegenden rechtlichen Verfahren Roman, alte Praxis der privaten Schiedsgerichtsbarkeit, auf einem modernen historischen Überblick siehe B. Albanisch, der Prozess der römischen private 'legis actiones, "Palermo 1987 repr. 1993) und vor allem in den Gerichten für die Auflösung der meisten Streitigkeiten, imposante, ein solches Modell zu allen Provinzen des Reiches, war völlig fremd, vor allem in archaischen und republikanischen Phase, die berechtigte Nutzung der direkten Gewalt oder durch den privaten Sektor ( Die zwölf Tafeln rezitieren lakonisch: "Es membrum rupsit, ni cum eo Pacit, Thalium esto" und noch mehr finden Sie in der Lex de Poetelia Papiria Nexi, 326 v. Chr., die die Abschaffung der Sklaverei für Schulden geprägt, üblich mit Sicherheit zumindest bis zu diesem Zeitpunkt, so dass es auch unter den modernen Interpreten des römischen Rechts, auf der Grundlage einer Auslegung des Schreibens der zwölf Tafeln, die die Idee vorgeschlagen, dass in der archaischen Periode, die zahlungsunfähigen Schuldners, zusätzlich reduziert werden in Sklaverei, könnte sogar "in Stücke gerissen" werden). Selbst in der Kaiserzeit, und noch mehr in der späten römischen Reich heißt "private Armeen", die unter Sklaven und Gladiatoren vorgestellt, die die Sicherheit von Senatoren und wichtige Männer gewährleistet werden und die, in der Einsamkeit der Landschaft Villae und Nachlässe, endete fast die Garantie der "Ordnung darstellen. Wo der private Auftrag fertig mit oft zusammenfallen die einzige Form der öffentlichen Ordnung oder gemacht werden kann, vor allem in der Provinz werden (Denken Zahlen als "Bankier" Triumvir PLCrasso Kontrast mit der Leichtigkeit und die Fähigkeit, eine folgende bewaffnet Verhältnis zu rekrutieren ihre Reichtum). In der germanischen Welt, war jedoch immer vorhanden, von Anfang an, als Grenzlinie zwischen den öffentlichen Streit, den in Bezug auf den Staat, die Nation, die alle die Menschen, die Rechte der Krone, etc.., Und das Prinzip des Schutzes der Rechte subjektive des Privaten, die Familie zu gehören und im weiteren Sinne des Clans, direkt in der Lombard Farae (relatable Konzept, grob gesprochen, das Konzept eines Gens oder des Stammes in der archaischen Vision romanistica). Nach diesem Ansatz, während die Straftat an den König, der Nation und ihrer territorialen Rechte, etc.. beteiligt die ganze Gemeinschaft in ihrer Allgemeinheit, und es war diese, zum größten Teil, durch die Entfesselung des Krieges auch als eine Reaktion, die Reaktion gegen die Beleidigung des privaten, familiären oder seines Stammes (es berichtet dem Konzept der "Slave" in China siehe Max Webers "Konfuzianismus und Taoismus") wurde in erster Linie für den Einzelnen, seine Familie und sein Clan gehalten, und nur dann, wenn die Straftat nicht gelungen war, einzeln, oder seine Familie oder Fara hatte nicht nachgewiesen in der Lage, die Scham mit der "Rache" (Recht der Blutrache) waschen, konnte der Staat eingreifen (was für den Barbaren war gleichbedeutend mit einer primitiveren Konzept der Stamm oder Nation-Leute, anstatt in der bürokratischen und hierarchischen Struktur identifiziert, so sehr, dass es nicht ungewöhnlich, dass die Erfahrung von "Familienstreitigkeiten", die mit den Trigger reale Kriege zwischen Staaten endete Zeuge, zum Beispiel, schreibt Paulus den Deacon, Historiker der Langobarden: "Die Königstochter Tatone hatte den Bruder des Königs der Heruli verspottet weil er "Kleinwuchs." Wenn er mit einem anderen Empörung beantwortet wurde, "wir können uns vorstellen, dass" sie hatte ihn getötet mit einem Dolch. Daher der Krieg, der König der Heruli zu den Langobarden erklärt. " ), im Prinzip war die Intervention nicht immer automatisch und sofort, aber wir können davon ausgehen, dass unter bestimmten Bedingungen und Situationen, der Staat, die Nation, er beweisen zu reagieren musste, um seine eigene Identität und Existenz, noch bevor dass seine Macht oder Autorität (die Parameter können je nach der Schwere der Straftat an die Gemeinde, Beteiligung von Profilen publizistische sie könnten auch einfach mit der Notwendigkeit, das Vermögen der Person oder Tochtergesellschaften etc. schützen übereinstimmen.). In der Praxis könnte der Angriff auf seine privaten Straftat (Sachschäden) oder Straftaten zwischen den Individuen die Auflösung für den Vorstand oder adligen Familie von Fara passieren (siehe z. B. die erbliche Rechtsgrundsatz der Langobarden "Erstgeburtsrecht", aus dem abgeleitet ist die Institution der "Farmen geschlossen", und analysieren die rechtliche Tradition der Regionen, wie Trentino Alto Adige, Friaul, der so genannte "March of Treviso", die stark von der rechtlichen Kultur beeinflusst und breit germanischen Langobarden, notorisch die Tiroler ihrerseits würde ancestries Gotik, nach einigen Studien, oder denken Sie an das übliche Prinzip nicht ohne Genehmigung des Fara oder ohne eine genaue Reihenfolge der Behörde, wie die Gaugravio, dem Herzog und dem König zu verlassen, aus dem Gebiet der Zuteilung oder "Residenz" von Fara der Zugehörigkeit, dass für eine Nation, die die Bühne des Nomadismus der "Völkerwanderung" große Wanderung der germanischen Völker in Form von Horden Stellenangebote kannte erscheinen auch außergewöhnliche, aber das scheint auch im Lichte der verstanden werden brauchen noch mehr adstringierend, um Störungen oder Störungen des sozialen Körpers vermeiden alle bewegen, gerade in der Phase, wo das Team lief mehr Risiken dieser Art, dass dieser Fall mehr oder weniger entsprechend seiner Gegenstück ist heute in dem Erbe von dem, was in der Praxis überlebt Strafrecht, das Verbrechen der "Fahnenflucht", .570 Artikel des Strafgesetzbuches besagt, noch über die Verletzung der Verpflichtungen der Unterstützung durch die Familie: "Jeder, der das Haus verlassen-Adresse, oder zumindest die Erhaltung einer ungebührlichen Benehmens und Moral Familien ... "und sieht fast aus wie ein Schritt in die berühmte Edikt von Rothari, 643 n. Chr.), die für die Lösung der" Kriegsrat "oder ältere Menschen (verwenden Sie im Zusammenhang mit diesen letzteren Fällen die Terminologie archaischen Phase des gleichen germanischen Recht). In Kurz gesagt, die Fehde konstituiert, in germanischen Recht, auf das wichtigste Werkzeug durchzusetzen, die den Schutz ihrer individuellen Rechte, Familie oder edel, vor allem aus dem Gesicht von anderen Privatpersonen, Familien oder gens (man denke auch heute noch, die "Code of barbarischen" verursacht in Sardinien oder in anderen Regionen wie Kalabrien und Sizilien in der ersten Viehdiebstahl dann folgte in der realen Massaker oder Folgeerscheinungen der gegenseitigen Morden, auch Kreuz, und die Notwendigkeit für den italienischen Staat mit besonderer Schwere der Ereignisse abigeato handeln oder missbräuchliche Beweidung, vor allem in bestimmten Orten) und vorausgesetzt, dass die Person, Familie oder beschädigte gens die Mittel oder die Fähigkeit, für die eigenen wash "Verachtung" bieten hatte (man denke an die Bedingung einer Witwe, vielleicht ohne Kinder, oder vergewaltigt die Frau ohne Vater oder Brüder, die aus der Not, musste an den Herzog von dem Ort oder dem König zu sprechen, dass der Staat, um Gerechtigkeit zu erlangen). Bitte beachten Sie, dass in jedem Fall für die Deutschen, im Gegensatz zu anderen Völkern, die grundsätzliche Funktion und raison d'être des Königs und des Staates zu sichern und gerecht war, auch wenn dieser Begriff, wie wir gesehen haben, zumindest in einem Rechtsstreit zwischen private, war oft Tochtergesellschaft (siehe germanischen Tradition der Könige des Sitzens mit dem Gerichtshof nach "dem Baum der Gerechtigkeit" zu Streitigkeiten, die nicht möglich gewesen wäre, zu lösen oder die nicht in der Tat, anders gelöst zu beheben). Ein König, dass er nicht in der Lage gewesen, um die Achtung der Rechte der Mitarbeiter und ein Minimum an Gerechtigkeit zu gewährleisten, zumindest als letzte Spes, für die Deutschen hätten keinen Grund gehabt, zu existieren ... Wie wir in Wikipedia zu lesen, im Prinzip, in Streitigkeiten zwischen Privatpersonen , Familien und farae: "Der Geschädigte hatte das Recht, Rache zu nehmen, und eine Fehde mit seinen eigenen Händen zu beginnen, so zu zwingen, diejenigen, die ihm schaden verursacht hatte, für seine Verbrechen bezahlen. Aus diesem Grund wird in der germanischen Tradition war die Fehde ein authentisches Rechtsinstitut. "In der Tat, werden wir mehr sagen, derjenige, der nicht gezeigt hatte, zu wissen, wie Gerechtigkeit, sich selbst zu tun, nachdem er erlitt einen Affront gegen die Langobarden würde als sein" Arga "oder" Argait "eine feige, unfähig! Und ebenso der König, der das Gesicht erlitten durch fremde Völker hatte würde seine "Charisma" und den Respekt der Menschen verlieren, denn ursprünglich, die Wahl der Häuptling oder König im germanischen Recht, war nicht eine dynastische Phänomen, sondern folgte fast elektiven Formen der direkten Demokratie, wie berichtet Jurghen Misch in dem berühmten Text "The Lombard Königreich Italien", Seite 42: "Junge Menschen als Kriegsheld besonders mutig gewählt werden, und versammeln sich um ihn.". Von dieser Institution von Kriegsrecht, an der Basis des legendären Formationen wie "die Reihen der Ari", der Berserker, oder "das Ergebnis des Odin", die bereits Tacitus in Deutschland zeigt, dass er (Kapitel 31) kennt, ist es einfach, wie zu rekonstruieren, in 'remote Epoche und Gründung der germanischen Recht, und insbesondere der Langobarden, wurden Führungskräfte und Kings Die Idee der Fehde gewählt, jedoch unmittelbar und untrennbar mit dem Charisma des Führers verbunden, in der Öffentlichkeit, und der "Wert der gleichen Person" seine Familie und seinesgleichen, in begehrten "Privatisierung", konnotiert es eine Art metaphysische Bedeutung "Karma" (Hypothek das Konzept von der Vorstellung von Karma immer von Weber, "Hinduismus und Buddhismus" als Balance zwischen Aktion und Reaktion in der Leben in dieser Welt und die Notwendigkeit, übernatürlich, fast eine fatale Schicksal, das für jede Aktion, einschließlich der Brüskierung-Offensive, durch eine gleichwertige und zwangsläufig und unvermeidbar unvermeidliche Reaktion, Rache, in diesem Fall, die alles auszugleichen wirkt abgestimmt werden sollte. Dies ist das grundlegende Konzept der Gerechtigkeit in der Tradition der gemeinsamen indogermanischen ursprünglichen Matrix). Darüber hinaus scheint es mit einem anderen Konzept, gut auch in seiner transzendenten dall'Esprit des Lois von Montesquieu, der viel Glück und praktische Anwendung in Duellen für einen großen Teil der Geschichte des Mittelalters und während der Völkerwanderung haben analysiert: die Qual oder Urteil Gott (siehe auch die Verwendung der Duelle zwischen Meister der beiden Völker für tastete, um einen Krieg zu den Ergebnissen eines einzigen Kampf basierend vermeiden: ein berühmter Fall wäre, dass der legendäre Lamissione, Champion des Königs Agelmundo in der Herausforderung mit einem Amazon sein) . Die Vorstellung, dass die Götter oder Gott den Sieg geben oder Überwindung einer besonders schwierigen Test, einem der Beteiligten, so manifestieren, mit ihren Gunsten, die in der realen und in den rechten Teil des Rechtsstreits ist. Fast ein Epiphanie greifbare Manifestation der Anwesenheit der Vorsehung, der den Willen Gottes in der Geschichte und das Schicksal des Menschen (siehe auch den Begriff des Schicksals und seiner Unveränderlichkeit für den Mann, trotz all seiner vergeblichen Bemühungen, innerhalb von der Konzeption des Hindu Theorie des Karma). In diesem Sinne wäre es vielleicht auch erklärt, zu einem gewissen Grad, werden die Idee, dass der Staat, wenn nicht unbedingt notwendig (z. B. um das Schicksal derer, die sich nicht wehren können balancieren) sollte von jedem "Intrusion" verzichten und lassen Sie es die Interessengruppen, um nicht in einem Gebiet eindringen, wo es der Wille Gottes ist und das Schicksal von einem höheren Willen gelegt zu haben, um den Menschen zu zeigen, ohne dabei Waagen bereits ab initio verfolgt. In der letzten Phase des Gesetzes und des historischen Denkens classic, um einen Begriff von konzeptionellen Santo Mazzarino geprägt verwenden, wird auch die römische Kultur zu erfahren den "Charme" und die Kontamination bestimmter Theorien. Ammianus Marcellinus in seiner "Stories", "Rerum gestarum Bücher", Kapitel 2, Buch 14, über das Ende der Verantwortlichen für den Tod von Gallo schreibt: "Diese und unzählige andere Werke des Genres nicht zu Zeiten, und vielleicht war immer zu tragen, Adrastia, die Handlungen böse bestraft und die Guten belohnt. Wir rufen auch mit Dual Namen Nemesis. Es ist ein Gesetz des Erhabenen und allmächtigen Gottheit ihren Sitz hat, wird angenommen, vor der Mondbahn. Andere nennen es eine Hypostase, dass mit Universal-, verteidigt die Schicksale des Einzelnen. Die alten Theologen stellte sich die Tochter von Justiz und sagen uns, dass die alten Zeiten von Veranstaltungen terrene.Costei beobachtet, als Königin der Ursachen und der Schiedsrichter und Richter der menschlichen Angelegenheiten, schüttelt die Urne des Schicksals und bewirkt, dass die Änderungen des Glücks und manchmal bringen die Initiativen unseres Willens zu einem anderen Begriff als einen Vorschlag zu uns, dreht sich um und stört viele Aktionen ... "und dann wieder in Kapitel 1 des Buches 29, über die berühmte Geschichte vom Ende der Philosoph Maximus von Ephesus schreibe:" .. klar, dass die Schuld des Richters die schwersten Verbrechen ist. ". Jetzt, jenseits der Identifikation oder Überlagerung der klassischen Konzept der Dike (Gerechtigkeit) mit Nemesis (Rache), zum Schicksal, sondern auch in Taten, in Ammianus, ist der letzte Satz, der die Missetat der Richter, der das Bild festzuhalten, hat unsere Aufmerksamkeit. Heute ist das Verhältnis für einen Moment diese Konzepte auf den heutigen Tag, das System der Gerechtigkeit, wie es in Italien verwaltet, in einem Zustand der irreversiblen Niedergang und unterliegt Verlust der Glaubwürdigkeit, für die Zeiten und Wege, sondern oft auch für den Verdienst viele Maßnahmen, wie aus den gleichen Jahresberichte der Generalstaatsanwälte und Präsidenten der Oberlandesgerichte (siehe wunderbaren Bericht des Präsidenten des Court of Appeal of Rome, Dr.Giorgio Santacroce, vor ein paar Tagen eine "gesehen werden Alarmruf ", noch eine andere, die Gegenwart und die Eskalation der Infiltration des organisierten Verbrechens in New York und insbesondere in Anzio, Nettuno, an der Küste, in Latina, fusinate, etc..). In Zeiten, zeigen der Staat und die dritte Richter oder die Ermittler abwesend, unempfindlich oder nicht ausreichen, um sich mit Phänomenen, die das Rechtssystem zu verdrängen, die Durchsetzung anderer Regeln, die oft auf der Basis von Kriminalität und sind zu bewältigen "einen Angriff." Die historische Parallele, die wir angeboten wird, ist, dass die "Ungerechtigkeit der Richter," und die Untätigkeit des Staates, von denen er sprach Ammianus Marcellinus in seiner Arbeit, der Verzicht auf bestimmte Gebiete, die historische Prämisse, die den Vormarsch der anderen Zivilisationen begünstigt, mehr gebildet jung damals, und ihr Modell der Gerechtigkeit auf Rache-Fehde, die zum Zeitpunkt der Ammianus, endete fast zu erscheinen vorzuziehen, die Auflösung und Zerfall institutionellen verallgemeinerte er beschreibt. In der Praxis, wie wir auch von anderen Historikern lernen, kam auf ganze Regionen wegen der hohen Besteuerung und administrative Schikanen in der letzten Periode des Römischen Reiches (siehe die berühmte Steuer auf die Luft, die wir atmen, "ab aere inflatu entvölkern "Kaiser Gallienus) und während der byzantinischen Herrschaft, während die Leute lieber en masse in den Gebieten von ausgeschlossen bewegen" Barbaren ", sicherlich mehr Respekt von einigen der Prinzipien der Grundfreiheiten, dass der letzte Römer oder deren" byzantinischen Erben "hatte endete Vergessen oder erniedrigen. Aber zurück zum Thema der Fehde als grundlegende Institution der germanischen Recht. In der Phase des Edikts von Rothari (643 n. Chr.), König Lombard, nicht nur bestraft wurden, auch mit einer gewissen Strenge, Verbrechen wie Betrug, in Bezug auf welche die Mentalität der römischen Richter hatten die traditionell von einer gewissen Nachsicht charakterisiert und dies geziemt, den Geist und die Mentalität der nordischen Völker (die Langobarden waren aus Skandinavien), in der Regel nicht gewohnt, von ihren Verstand zu leben, aber codiert wurde eine Institution, die in der Tat, jetzt in der römisch-barbarischen Königreiche Ära herrschte bereits Gothic, die Vidrigildo oder Sühne, in Deutsch Wergeld, die a priori festgelegt, die Zusammensetzung der Fehde mit der Zahlung einer Geldsumme von dem Täter der Verbrechen des Mordes (900 war der Betrag in bar an freie Männer - Barons - und 1200 für Frauen) die Familie des Mannes. Dies führte zur Auslöschung des Rechts der Fehde, und das Ausmaß der Betrag wurde durch den sozialen Status des Opfers bestimmt. Dieses Gesetz repräsentiert ein System, um die traditionelle Praxis der Blutrache enthalten. Denken Sie daran, dass oft die Hälfte der Summe zu curtis regia ging, so war es eine zivile Schäden aus Straftaten, sondern auch eine feinkörnige Angebot an den Staat gezahlt werden. Es war nicht bis zum Ersten Kaiser Maximilian und dem Reichstag zu Worms, im Jahr 1495, bei "Ewiger Landfrieden (" ewige Landfrieden "), die den Verzicht zur Folge, in allen deutschen Gebieten ankommen, bestreitet die Verwendung von Waffen für die Auflösung von . Auf diese Weise war nicht jede Art von Fehde, auch die bisher erlaubt, und die Verwendung der Fehde erklärt wurde Verletzung der Landfrieden. Diese Entscheidung sanktioniert den Sonnenuntergang von der Fehde als Rechtsinstitut. Die letzte Fehde berichtet, die in einem bewaffneten Konflikt eskaliert ist, dass im Jahr 1518, zu Fragen der Besteuerung geschaffen, unter den Adligen der Stadt Hildesheim und ihrem Bischof. Allerdings ist die Praxis des Duells, drang die westliche Mentalität und Traditionen (siehe auch das Konzept der edle Ethik), wird in der gesamten westlichen Welt und darüber hinaus über mindestens der ersten Hälfte des zwanzigsten Jahrhunderts weiter, daher die Notwendigkeit von verschiedenen Kodierungen, vor allem ab dem Ende des achtzehnten Jahrhunderts, um belastende Normen und strafrechtliche Sanktionen einzuführen, um zu versuchen, zu begrenzen und zu beseitigen das Phänomen und den Schutz der öffentlichen Ordnung, die Sicherheit von Personen und noch mehr finden Sie in der Einstellung der Rocco-Code, die Vorrechte des "Administration of Justice (Monopol der Einsatz von Gewalt durch die modernen Nationalstaaten). Um das Argument zu vervollständigen, haben wir dann einen kurzen Hinweis auf die entsprechenden homologen öffentlichen Rechts "Recht der Blutrache" germanischen "Privatisierung" verlassen, sind wir auf dem "Gesetz der Vergeltung", die sich im Krieg leider erfahren, sowohl durch die Französisch in den Kriegen zwischen Frankreich und Preuße, ein bisschen "alle Menschen, die deutschen Armeen hatten als Gegner oder Insassen als historische Erfahrung. Insbesondere wirkt der Krieg als "Massaker an den Gruben ardeatinischen", auch das Thema der berühmten Studien für Kriegsverbrechen nach dem Zweiten Weltkrieg, konnte man nie in einem historischen Kontext Rahmen, noch würde es jemals möglich sein mehr vage und Fernbedienung versuchen zu verstehen, Finanzierung nach dem Vorbild der militärischen Logik oder criminalistiche, wenn man nicht wenigstens versuchen, um zu studieren oder zu identifizieren, die "psychologischen Mechanismus" und "Ahnenerbe" upstream tun. Da auch, dass wir in die andere Wand Spiegel der historischen Phänomene und rechtlichen Traditionen so weit analysiert, die schrecklichste und vielleicht nie ausreichend gründlich genug, daran zu erinnern, was immer erzählt Paul die Deacon, Kapitel 27, das fünfte Buch seiner berühmten "Historia Langobardorum" , über die "Rache des Königs Grimoald" die ganze Stadt Forlimpopoli, die Feindseligkeiten gegen ihn "verpflichtet zum Zeitpunkt der Fastenzeit, die in der Toskana durch den Berg Bardone kam, hatte ohne die die Römer wussten es nicht, die Selig Ostersamstag kam plötzlich in der Stunde, als die Stadt Taufe verabreicht wurde, und er machte eine solche Massaker, die in der heiligen Schrift die gleichen Diakone, tauft Kinder wurden massakriert wurden. Inflicted einen solchen Schlag auf die Stadt, die immer noch sehr wenige Menschen in ihm. "Bewegt Ähnliche Überlegungen die Geschichte der Stadt von Celano, Abruzzen und ihre Zerstörung mit der Deportation der Bewohner von Friedrich II Hohenstaufen, Stupor Mundi (siehe Ernst Kantorowicz und seiner berühmten Studie über die Figur des unübertroffenen Staufen). In diesen Fällen scheinen gescheitert, über den Kanon der Menschheit und des ius gentium (Schutz von Frauen und Kindern), auch die traditionellen Beschränkungen, die die Fehde Privatrechts betroffen, wie nicht das Töten von Menschen, die Zuflucht genommen hatte haben ' Innenraum einer Kirche oder wer waren in einem Gericht oder die wollten oder die Rückkehr von der Reise zu einem König (die sogenannte Königsfriede es:. Königs Frieden) Sie können sich wahrscheinlich tastete, eine Erklärung mit dem Imperativ Notwendigkeit des Schutzes wagen, vor allen Dingen, die Identität des gesamten nationalen Gemeinschaft von zugewandt verletzt oder in einem Kontext von Krieg bedroht. Um bestimmte "Innenleben" hinter dem Phänomen, als Ganzes genommen, kein Vertrag der Kriminalistik wir besser erklären können, was geschieht, ab inneren hominis, mit einem Todesfall durch einen unbändigen Instinkt, der uns sehen fast die Protagonistin "unfähig zu wollen macht verkörpert beschreiben "eine der besten Kurzgeschichten mit dem Titel" eine Geschichte von Korsika ", dem berühmten Französisch Schriftsteller Guy de Maupassant, der den Beginn der kriminellen Karriere ein berühmter Banditen, die im Anschluss an eine Beleidigung erlitten erzählt, zu der Zeit, wenn das Kreuz seinen Weg durch das Schicksal, die Urheber des Verbrechens, nicht möglich gewesen wäre zu widerstehen, was Maupassant fast wie der kategorische Imperativ von "gerecht", beschreibt sich selbst, in der Lage sein, um den Rest seiner Tage mit der notwendigen Selbstwertgefühl und zu leben Wiederherstellung des Gleichgewichts mit der anderen verletzt seine erste Straftat. Schließlich sind wir verpflichtet, darauf hinzuweisen, auf einem technischen Niveau, der Unterschied in Bezug auf Selbstverteidigung (Art. 52 cp) wäre dies: in Notwehr, um Angriffe zu verhindern anteilig eine Person vor Schaden, das heißt, die Notwendigkeit für ein Recht, ihre eigenen oder die der anderen gegen die gegenwärtige Gefahr einer Straftat unlauteren verteidigen. Während in-Fehde Rache, hat die Straftat bereits durchgemacht hatte, so dass Sie nicht treffen den Angreifer auf die Erfüllung des Schadens zu verhindern, sondern zu bestrafen oder einfach zur Wiederherstellung der Straftat. In Anbetracht der obigen Ausführungen ergibt sich die Lehre, die der Vergleich zwischen zwei verschiedenen Rechtsordnungen und-traditionen, von denen die romanischen Sprachen auf dem Modell der entscheidende Grundlage "dritte Richter, unparteiisch," sowie "Natur-und zuvor durch Gesetz" für die ist 'Artikel 25 unserer Verfassung: wenn ein Richter schickt ein Verbrechen unbestraft oder verschreibungspflichtige oder Anruf in die Freiheit der Autor von einer schweren Straftat, in Gegenwart von Vorsorgeanforderungen, sollte daran erinnert werden, dass ihre Funktion vor allem sehr, wenn nicht werden ausschließlich, historischen und rechtlichen Legitimität in ihrer Not zu vermeiden, dass die Menschen nehmen das Gesetz selbst (es Cives zu ruant Waffe), und dass nur durch eine echte und effektive Funktion der institutionellen Gerechtigkeit wird durch das Prinzip Manzoni und Cicero gerechtfertigt: "Zedenten togae Waffe! ".

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